Ballarò, la speranza sulle macerie | "Ecco cosa stiamo costruendo" - Live Sicilia

Ballarò, la speranza sulle macerie | “Ecco cosa stiamo costruendo”

Un murales di Ballarò

Il famoso mercato dopo la contestazione a Salvini. Come sta cambiando il quartiere. FOTO

PALERMO- Dimenticate Matteo S., perché Ballarò merita uno sguardo che non resti impigliato nella strettoia di un singolo episodio.

La zona è stata insignita, nel bene o nel male – dipende dai punti di vista – del titolo di ‘Cittadella Anti-Salvini’ per avere espulso come un corpo estraneo il leader della Lega che ha rinunciato a una famosa passeggiata qui nell’ultimo viaggio palermitano. Ma c’è dell’altro ed è molto di più.

Noi comunque non abbiamo impedito il passaggio a nessuno – spiega Fausto Melluso, consigliere comunale di Sinistra Comune, papà, non esclusivo, del circolo ‘Porco Rosso’ dell’Arci, presenza costante nella zona di Casa Professa -. Abbiamo organizzato una festa magari un po’ rumorosa. Certo, di leghisti in giro ce n’erano pochini e posso capire che alla fine la marcia sia stata annullata. Però, ai simpatizzanti salviniani in piazza abbiamo offerto da bere. Sì, andiamo oltre, per piacere”.

Iniziando proprio dal circolo ‘Porco Rosso’, chiamato così in omaggio al sognante personaggio di un maiale-pilota protagonista di mille avventure nel cielo di un assai poetico film. Si sta organizzando un corso di ceramica dedicato ai bambini, per il pomeriggio. Ci sono ragazze e ragazzi dalla faccia pulita, indaffarati intorno ai tavoli.

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Fausto Melluso racconta: “Siamo nati cinque anni fa. Ci siamo incontrati, cercando di incidere nel territorio, per lasciare il segno con un’esperienza utile e concreta. Ballarò ci piaceva, qualcuno di noi abitava qui. Abbiamo affittato una piccola sede. Siamo in un luogo ideale per creare integrazione, al centro della città, con una grande varietà di figure, professioni e stili di vita. Non mancano mai i conflitti, ma quaggiù si riesce a mediare con successo. Pensa che i figli degli immigrati sono spesso più avanti a scuola dei loro coetanei, perché hanno genitori che investono nell’istruzione e nella cultura. Non è già un bel contributo?”.

Una passeggiata in piazza. “Lo sappiamo che c’è lo spaccio e che esiste una attività criminale strutturata – dice Fausto – sarebbe assurdo negarlo. E’ una tendenza che si combatte, insieme, con la necessaria repressione e creando opportunità. Sai qual è il lato migliore di Ballarò? Che la gente si guarda in faccia, si riconosce, si aiuta, solidarizza, trae dai guai la vocazione alla generosità. Non si vive bene in una società in cui si deve inventare un nemico a ogni costo”.

“Quale mafia comanda? – risponde ancora il consigliere Melluso, nell’atto del congedo -. I criminali locali, come sempre, con spazi di manovalanza e di accordi che lasciano campo agli stranieri. La mafia va avversata senza distinzioni, è ovvio. Ma io vorrei che non ci dimenticassimo di quella dei colletti bianchi, del potere ai piani alti”.

Ecco il mercato, con il sortilegio dei suoi odori e dei suoi colori. Un quadro inquieto. E si nota che il riconoscimento reciproco funziona, con stratagemmi antichi quali la voce umana e le occhiate, vecchi trucchi, utilizzati prima che la virtualità prendesse il comando.

Due ragazzine si scattano un selfie accanto a un muro disegnato. Per strada, una parrucchiera esperta intreccia i capelli di una giovane cliente. Come un affollato social di facce e pensieri in perenne ‘rivugghio’, ma qui ci sono i corpi in carne e ossa; oppure, se preferite, in 3D. Un piccolo mondo dinamico che fa eccezione rispetto al contesto. Mentre Palermo è immobile, Ballarò comunque si muove. E si vede.

Dice don Enzo Volpe che, da Santa Chiara, conduce la sua missione all’Albergheria con i sorrisi incrollabili della mitezza: “Ballarò è il luogo della speranza. Noi accogliamo centotrenta ragazzi ogni giorno, con contenuti che sono rivolti ai genitori e ai figli. C’è una dinamica educativa integrata. I problemi sul tappeto sono tanti, ma c’è la capacità di scommettere, di non abbattersi. Ci sono tante associazioni, in rete, come Sos Ballarò, che operano. Il percorso talvolta è lento, ma costante. Non pronunciamo più nemmeno la parola ‘migranti’, l’abbiamo messa al bando, perché imprigiona. Tutti qui si riconoscono negli stessi diritti”.

Massimo Castiglia, presidente della prima circoscrizione, sciorina i progetti che confinano con i sogni del riscatto: “Intanto, una premessa. Qui ci sono enormi potenzialità ed è assurdo tentare di creare una guerra tra poveri per far dimenticare le responsabilità della politica da cinquant’anni in qua. Ballarò è un micromondo in cui si comunica con venticinque lingue e le persone si sostengono attraverso uno spontaneo mutualismo. Le criticità ci sono. Il mercato storico in difficoltà, un mercatino dell’usato abusivo e stiamo provando, con l’amministrazione a stabilire delle regole; le ferite le conosciamo, ma non si risolvono situazioni complesse, scaricando il peso sul più debole: questo avremmo detto a Matteo Salvini, se fosse arrivato”.

“Qui c’è un grande fervore per il rilancio – continua Castiglia -. Ricordo appena qualcosa: la campagna sui rifiuti per sensibilizzare i cittadini a trattare il suolo pubblico come se fosse casa loro; gli interventi sui consumatori di droga, non c’è solo lo spaccio di crack che noi non accettiamo, dobbiamo prenderci cura dei ragazzi; un lavoro sulle nuove dipendenze rivolto alle scuole. Non stiamo con le mani in mano. Sappiamo di affrontare una complessità profonda che ha bisogno di impegno costante e ci sbracciamo”.

Servono braccia, cuore e testa, nella cittadella intricata di viuzze e biografie, per trovare le stelle in qualche slargo di cielo, lì dove anime in cerca di patria volano senza paura.

poi esci dal mercato, a ritroso. In via Maqueda nessuno si guarda in faccia, i viaggiatori impalpabili, inconsapevoli dei loro stessi passi, incedono chini sullo smartphone. La solitudine che li delimita non prevede abbracci, né odori, né voci.

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