CATANIA. Un breve convegno per fare il punto della situazione: l’ex consiglio di amministrazione di Banca Base ha incontrato correntisti ed investitori. Pietro Bottino, presidente dell’istituto di credito, ha esposto nei dettagli la situazione attuale e alcune possibili soluzioni allo stato di crisi, non senza rammarico per come alcuni organi della stampa locale hanno esposto le ultime vicissitudini della banca. “Un procurato allarme”: questa la definizione di Bottino. “Dopo alcune attività ispettive, la Banca d’italia ci aveva esposto l’esigenza di individuare dei partners commerciali: ciò in base alla tendenza attuale di aggregare piccoli gruppi bancari. In questo senso le trattative con la Seer Capital ci rassicuravano”. Ma poi la trattativa col gruppo statunitense è sfumata. Un altro accordo con la società maltese IFINA era già stato firmato ed anche valutato favorevolmente dalla Banca d’Italia, quando l’articolo del 12 febbraio avrebbe innescato una reazione esplosiva: “Nei giorni seguenti abbiamo avuto una corsa agli sportelli, proprio durante l’ispezione della Banca d’Italia: questo ci ha procurato una crisi di liquidità, su un capitale sociale di 16 milioni di euro se ne sono andati 5 milioni in contanti”.
Eccessivo sarebbe stato, a detta di Bottino, il clamore: ”Siamo stati paragonati alla Banca Etruria, si è parlato di liquidazione coatta ma le ispezioni precedenti non ne avevano riscontrato l’esigenza. Così si amplifica la paura delle persone: non siamo nemmeno commissariati, invece abbiamo un amministratore straordinario. Anche le dimissioni di un membro dell’amministrazione sono state viste come un preludio della crisi, quando si sono verificate ad ottobre 2017 e non hanno alcun legame con la situazione attuale”. Il direttore ha quindi cercato la fiducia dei presenti esponendo anche fatti personali intrecciati all’ambito amministrativo: “Il primo atto dell’amministrazione è stata la riduzione degli stipendi del 50%, per quanto mi riguarda si tratta di 30.000 euro lordi l’anno. E non arrivo, personalmente, al 3% della quota di azioni”. Da correntista e azionista, il mio disagio è il vostro”. Quello di creare una banca territoriale, vicina alle imprese locali, è stato ribadito come obiettivo primario: “Si tratta quasi di un progetto sociale, per il quale tutti ci siamo tassati in modo da mantenere viva la banca”, ha affermato Bottino, in passato assessore alle Politiche del Lavoro. “Nessuno ha rubato: da noi non hanno mai fatto strada delinquenti, speculatori o politici”. Intanto si riconosce il valido appoggio della Banca d’Italia: “Malgrado gli stretti controlli, ci stava aiutando ad uscire da un momento di crisi, consigliandoci al meglio per incrementare i capitali. Ci auguriamo che l’amministrazione stia proseguendo i contatti che avevamo avviato con altre società interessate, e possa concluderli. Crediamo che la situazione non sia così disperata, e puntiamo con fiducia alla riapertura”. Alcune perplessità sollevate da parte di esponenti della stampa sono state accolte con una certa precisione, rimandando alla disponibilità dei documenti online; un incontro con gli organi di stampa dovrebbe seguire nei prossimi giorni allo scopo di dipanare tensioni e ulteriori dubbi, in attesa che la situazione possa distendersi.