Bankitalia: "Anni di clientele | hanno ipotecato il futuro" - Live Sicilia

Bankitalia: “Anni di clientele | hanno ipotecato il futuro”

Il debito pubblico creato per fare assunzioni clientelari o assistenziali negli ultimi 40 anni al Sud e in Sicilia ha sì dato momentanea felicità alle famiglie beneficiate da quei “posti”, ma ha ipotecato il futuro dei loro figli e nipoti, che non potranno conquistare un lavoro per almeno i prossimi dieci anni.

LO STUDIO PRESENTATO OGGI
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PALERMO – Il debito pubblico creato per fare assunzioni clientelari o assistenziali negli ultimi 40 anni al Sud e in Sicilia ha sì dato momentanea felicità alle famiglie beneficiate da quei “posti”, ma ha ipotecato il futuro dei loro figli e nipoti, che non potranno conquistare un lavoro per almeno i prossimi dieci anni. È la conclusione dello studio sullo “Sviluppo diverso delle regioni italiane dal 1861 al 2011” di Giovanni Iuzzolino, capo del Nucleo di ricerca economica della sede di Napoli della Banca d’Italia, presentato oggi a Palazzo dei Normanni in occasione del convegno “Il 1812 e la modernizzazione del sistema economico e sociale”, organizzato dall’Assemblea regionale siciliana in occasione delle celebrazioni del Bicentenario della Costituzione siciliana del 1812.

Per quanto riguarda la Sicilia, secondo Iuzzolino – che aggiunge corruzione e criminalità ai fattori che frenano lo sviluppo dell’Isola e scoraggiano gli investimenti esteri –, bisogna ripartire dalla capacità industriale che è ancora importante, dalla tenuta del sistema bancario e dalla ricchezza ancora presente: “Servono – ha detto – una politica di rigore per una corretta spesa pubblica corrente che ridia fiducia agli investitori, assieme ad un intervento pubblico che sia mirato a pochi selezionati settori che hanno una forte potenzialità economica”.

Due gli esempi: “Basta fare sapere al mondo – ha osservato Iuzzolino – che in Sicilia è possibile realizzare un’industria elettronica di successo, competitiva e duratura nel tempo. Inoltre bisogna recuperare quote di turismo straniero: la spesa dei turisti stranieri in un anno nella regione è la metà di quella della sola città di Milano. Conquistare una quota simile avrebbe un valore di 3,5 miliardi di euro l’anno”.

Guido Pescosolido, ordinario di storia moderna a “La Sapienza” di Roma, è convinto che oggi sulle prospettive di ridurre il divario Sicilia-Nord pesino “l’incapacità dello Stato di dirottare risorse e la responsabilità della Regione siciliana di non avere sfruttato le possibilità offerte dall’Autonomia né i preziosissimi fondi europei che invece le regioni spagnole utilizzano al 100%”.

Ninni Giuffrida, associato di storia moderna all’università di Palermo, ha evidenziato come il processo di riscatto socio-economico della Sicilia, sia cominciato nel 1812: “Quell’anno – ha chiarito Giuffrida – fu il punto di arrivo di una profonda trasformazione della realtà siciliana. Il 1812 fu anche il frutto della necessità che la dinastia borbonica aveva di trovare le risorse finanziarie necessarie per finanziare la guerra contro la Francia. Dare alla Sicilia una Costituzione rappresentava la creazione di un modello da contrapporre all’assolutismo napoleonico”. “Le trasformazioni – ha concluso Giuffrida – consistettero nella crescita di una nuova classe ‘borghese’, nella modernizzazione del sistema amministrativo, nella formazione di una nuova classe politica che mal sopportava l’assolutismo e che puntò sulla necessità di avere una rappresentanza costituzionale”.


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