Bellolampo esplode di rifiuti "Portateli fuori dalla Sicilia"

Bellolampo esplode di rifiuti| “Portateli fuori dalla Sicilia”

Vertice alla Regione. Rap: "Senza soldi, paghino loro o il Comune"

PALERMO – Palermo resta sull’orlo del baratro e l’ipotesi di dover portare l’immondizia fuori dalla Sicilia si fa sempre più concreta. L’emergenza è sempre quella dei rifiuti, che ciclicamente ritorna a invadere le strade del capoluogo siciliano con il solito rimpallo di accuse e responsabilità fra la Rap e la Regione. Anche se questa volta una differenza c’è: se in passato il sindaco Leoluca Orlando era in prima linea nel duello con il Dipartimento rifiuti, stavolta il Professore sembra aver optato per una linea più dialogante con gli uffici dell’assessore Pierobon.

Un atteggiamento più morbido che fa da contraltare agli allarmi lanciati dalla Rap, la società partecipata del comune che gestisce Bellolampo e che ieri è rimasta spiazzata quando il Comune, nella persona dell’assessore Sergio Marino, ha addirittura bocciato l’idea di una nuova ordinanza. Una spaccatura tutta interna a Palazzo delle Aquile e che sembra ormai rientrata, ma che dà l’idea di quanto sia alta la tensione sulla situazione della discarica.

Il disastro Bellolampo

A Bellolampo ci sono 50 mila tonnellate di rifiuti accatastate in un piazzale su cui ha posato gli occhi perfino la commissione parlamentare: una montagna di immondizia che rende difficile perfino manovrare i mezzi e che quindi rallenta l’intero processo di smaltimento. Ed è sulle responsabilità di questo ennesimo disastro che va in scena il nuovo duello fra la Rap e la Regione. La società di piazzetta Cairoli ieri in una conferenza stampa tenutasi poco prima dell’incontro al Dipartimento ha puntato il dito contro i ritardi regionali: sulla settima vasca, sulle autorizzazioni per saturare la sesta con altre 140 mila tonnellate, sull’indicazione di siti alternativi.

L’accusa della Regione

La tesi della Regione però è diametralmente opposta: la colpa è della Rap e della pessima gestione degli impianti. Un’accusa contenuta in una nota firmata ieri dal Dirigente generale Calogero Foti e che smentisce su tutta la linea le tesi di Rap. La partecipata non avrebbe fatto funzionare gli impianti a dovere, non avrebbe messo in campo mezzi e personale sufficiente a smaltire le giacenze e soprattutto manterrebbe la raccolta differenziata a percentuali bassissime, mancando gli obiettivi minimi previsti per legge.

“Se la Rap avesse dato seguito ai provvedimenti autorizzativi, che come si evince per quantità e tipologie di rifiuti sono aderenti alle esigenze della Rap, non si sarebbero accumulate le rilevanti quantità di rifiuti che in atto si trovano stoccate nella piattaforma di Bellolampo”, scrive Foti che aggiunge: “Negli impianti devono convergere anche i rifiuti di tutti i comuni della Regione e non solo quelli della Rap”. Per non parlare del fatto che l’Oikos ha lamentato la presenza nel sopravaglio secco di sette materassi e 212 pneumatici, il che “denota una non conforme modalità di conduzione degli impianti di Tmb”. “Appare alquanto strano – aggiunge la Regione – che un gestore non noti la presenza nel flusso di rifiuti di uno o più pneumatici e di materiale ingombrante vario come materassi, e appare oltremodo strano che tali tipologie di rifiuti, passino indenni dal trituratore”.

Foti elenca anche altre anomalie: conferimenti inferiori a quelli autorizzati, assenza di plastica e vetro nei dati Ispra 2018, nel 2019 una produzione pro capite di otto chilogrammi di vetro contro i 15 della media regionale e di due chili di plastica contro la media dei 10 isolani che producono anche un mancato introito dal Corepla di un milione l’anno, oltre ai risparmi di trasporto. “Si fa notare che una città come quella di Palermo, con una più oculata raccolta differenziata, potrebbe ricavare rilevanti introiti anche da altri consorzi di filiera nell’ordine di svariate migliaia di euro mensili, evitando così il massiccio ricorso allo smaltimento e ai trasporti, per alcune tipologie di rifiuti, per le quali tra l’altro sarebbe vietato il loro smaltimento in discarica”. Il Comune, secondo il Dipartimento, dovrebbe anche eliminare i cassonetti dalle strade (il che aiuterebbe anche contro i “pendolari” dell’immondizia) e sguinzagliare i vigili urbani per i controlli.

La soluzione? Rifiuti fuori dalla Sicilia

A questo punto i rifiuti fuori Regione sembrano una strada obbligata, anche se costosa. L’ipotesi era già stata messa in campo due anni fa per quei comuni con una differenziata più bassa del 30%, ma Palermo si era impegnata ad arrivare già nel 2018 al 25%: “Scenario – dice Foti – che ad oggi non pare sia stato rispettato”. Il Dipartimento mette anche nero su bianco che tocca alla Rap capire in quali siti portare l’immondizia e l’alternativa è solamente una: individuare impianti fuori dalla Sicilia, cosa che però rischia di costare quasi 400 euro a tonnellata.

La difesa di Rap

“L’incontro di stamattina ha fatto un passo in avanti per la valutazione della possibilità di abbancare altre 25 mila tonnellate nella sesta vasca – dice il presidente di Rap Giuseppe Norata – Lunedì dovremmo avere una risposta, ma intanto stiamo valutando col Comune anche altri passaggi. In Sicilia non ci sono più impianti disponibili, la Regione ci ha solo indicato di portare 200 tonnellate al giorno ad Alcamo ma non basta, abbiamo uno sbocco definitivo solo per il sopravaglio mentre il sottovaglio non lo vuole nessuno. Le accuse di Oikos su materassi e pneumatici? Le smentisco, forse accadeva anni fa ma oggi non più”. E anche sullo scontro con Marino getta acqua sul fuoco: “Da tecnico, sa che velocizzare il processo autorizzativo per le 25 mila tonnellate della sesta vasca e per un’area di stoccaggio è complicato, visto che servono i pareri di Arpa e Asp”.

Il problema principale del trasporto fuori regione dei rifiuti, o anche all’estero, è legato ovviamente al costo che rischia di essere proibitivo. “La Rap non ha i soldi in bilancio – precisa Norata – O paga la Regione o paga il Comune. Siamo ancora in piena emergenza”.


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