Palermo, permesso al boss Spera: può pregare per la moglie morta

Un’ora di permesso al capomafia per pregare sulla tomba della moglie

Il boss Benedetto Spera
Il legale: "Non è nelle condizioni di usufruirne"

PALERMO – Gli è stato vietato di partecipare al funerale, ma il boss Benedetto Spera potrà raccogliersi in preghiera per un’ora sulla tomba della moglie sepolta nel cimitero di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo.

Permesso a Benedetto Spera

Il Tribunale di sorveglianza di Milano – Spera è detenuto nel carcere di Opera – lo scorso 10 gennaio ha accolto l’istanza dell’avvocato Maurizio Di Marco. “Purtroppo il detenuto non è nelle condizioni di usufruire del permesso – spiega il legale -. Sta male, l’ho incontrato di recente e neppure è in grado di comprendere dove si trova”.

“Non capisce di cosa si parli”

Spera non è andato al cimitero. Al suo legale, che gli ha parlato del provvedimento favorevole, ha risposto in una maniera che dimostrerebbe la sua totale incapacità di comprendere di cosa si stia parlando. Anche questo sarebbe un segnale della sua totale perdita di lucidità, “eppure – spiega l’avvocato – il detenuto si trova ancora al regime 41 bis”.

Da anni va avanti uno scontro. Il legale sostiene che il novantenne Spera non abbia la “piena capacità di autodeterminazione, tanto che la stessa Procura di Milano aveva ritenuto necessario nominare un amministratore di sostegno quando in passato fu necessario autorizzare un intervento chirurgico salvavita”.

Cosa dicono i medici

Di avviso opposto i medici, secondo cui il boss è capace di intendere e volere. Dunque ancora pericoloso. La Direzione nazionale antimafia e le Procure di Palermo e Caltanissetta hanno dato parare non favorevole alla concessione del permesso. Da quella di Catania, invece, è arrivato il via libera.

La moglie del boss ergastolano, Liberata Spera, è morta ad inizio di gennaio all’età di 87 anni. In passato il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva negato al boss un permesso straordinario per farle visita durante la malattia. Così come erano state respinte le richiesta di un permesso premio e di differimento della pena per motivi di salute. Spera, arrestato nel 2001, è stato capo del mandamento di Belmonte Mezzagno.

“Umanità della detenzione”

“Si è di fronte ad un evento luttuoso unico e relativo alla più stretta cerchia di congiunti del detenuto – scrive il Tribunale nel provvedimento di gennaio -. L’esigenza di raccogliersi sulla tomba della moglie appena defunta appare rientrante tra le ipotesi di eventi familiari eccezionali e di particolare gravità, in quanto incidente in modo significativo nelle vicende umane e familiari e dunque sul grado di umanità della detenzione”.

“Il detenuto qualora gli venisse legato il permesso si vedrebbe privato di un momento di profonda umanità – proseguono i giudici – quale sostare sulla tomba del congiunto nella delicata fase dell’elaborazione del lutto conseguente alla sua perdita”.

La “visita in solitudine sulla tomba, a differenza della partecipazione al funerale o alla visita in casa che contempla la presenza di molte persone” non costituisce pericolo. A condizione che la trasferta sia organizzata senza preavviso, che il detenuto sia scortato e si raccolga in preghiera al massimo per un’ora. Cosa che finora, a distanza di due mesi dal permesso, non è ancora avvenuta.


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