CATANIA – Ci sono otto nuovi beni confiscati che dovrebbero presto entrare nel patrimonio del Comune di Catania. La richiesta è stata deliberata dalla giunta comunale etnea, nel corso della seduta dello scorso 6 luglio. Il documento – erano assenti il sindaco Enrico Trantino, il vicesindaco Paolo La Greca e l’assessore Alessandro Porto – parla di alloggi “definitivamente confiscati alla criminalità organizzata” che Palazzo degli elefanti potrebbe destinare a “finalità sociali“.
Da Picanello al Villaggio Sant’Agata
Era stata la prefettura di Catania, intorno a metà giugno, a chiedere al municipio se fosse interessato a un elenco di beni che l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati è pronta a destinare ad altre istituzioni. Il Comune si ritrova così a selezionare sette appartamenti, quasi tutti tra via Villa Glori e via Galatioto, nel cuore del quartiere di Picanello. Con la sola esclusione di un appartamento che, invece, si trova al Villaggio Sant’Agata. Sempre in via Villa Glori, poi, c’è l’ottavo immobile: un magazzino di 48 metri quadrati.
Secondo le stime, nel complesso gli immobili confiscati valgono quasi 360mila euro. Un piccolo patrimonio di case che Palazzo degli elefanti potrà, qualora gli venissero assegnati, decidere di usare per i suoi progetti sociali. Come ha fatto, del resto, con gli immobili inseriti nei progetti del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Il 10 luglio 2023 la giunta municipale ha dato il via libera all’approvazione di alcuni dei progetti esecutivi.
I fondi del Pnrr
In primo luogo per l’appartamento al terzo piano di via Monte Sant’Agata 6, a due passi da via Etnea, che dovrà diventare la sede dell’ufficio municipale per i Beni confiscati. Uno sportello informativo destinato al terzo settore, per il quale saranno necessari 466mila euro.
Serviranno invece 885mila euro per realizzare la conversione di un pezzo dell’impero del padrino di Catania: Nitto Santapaola. In via Anapo 16 c’è uno spazio di 642 metri quadrati che gli è stato confiscato a novembre 1986 ed è stato trasferito al Comune di Catania il 12 novembre 1999. Ai tempi, il valore di quell’immobile (e dello spazio di poco più di 90 metri quadrati al civico 18) era di mezzo miliardo di lire. Un’enormità che faceva riferimento direttamente al mafioso etneo. Il titolo del progetto di recupero e riuso dello spazio è: “Da supermercato della mafia a supermercato sociale”.
In ultimo, è stato dato il via libera al progetto da 211mila euro per lo “spazio aggregativo di prossimità” che dovrà sorgere ai civici 3 e 5 di viale Castagnola, nel quartiere di Librino. Lì c’è una bottega confiscata nel 2014 a Orazio Buda, cugino del boss Orazio Privitera del clan Cappello, finito nei guai più di una volta. Prima nell’ambito dell’operazione Prato verde e poi nel blitz Sipario di marzo 2021.
Di Buda si è parlato non solo perché gestiva il chiosco della villa Pacini, affidatogli dal Comune, ma anche perché – sempre a seguito di un appalto di un’amministrazione comunale del passato – lavorava nella gestione delle spiagge libere comunali.