"Benvenuti nella casa di Sveva" | La bimba, l'ombrello, il miracolo - Live Sicilia

“Benvenuti nella casa di Sveva” | La bimba, l’ombrello, il miracolo

I giochi al reparto di Neuropsichiatria

Dal dolore di una famiglia è nata la speranza. Un miracolo a Palermo.

PALERMO- Questa è la storia di un ombrello, di una donna che non ne avrà più bisogno e di una bambina che aveva gli occhi profondi come il cielo da cui era venuta.

Ne passano tanti di viaggiatori in quel B&B a poca distanza dall’Ospedale dei bambini. Si chiama ‘Le albe di Sicilia’. La padrona di casa è Laura Ammannato, una signora gentile che ama Palermo con tutto il suo cuore. Ne passano tante di famiglie, ognuna con la sua vicenda. Poi arriva quella famiglia. La bimba, Sveva, è ricoverata al reparto di Neuropsichiatria dell’ospedale, lì dove medici valorosi lottano insieme a chi soffre, in un silenzio operoso che è discrezione e, talvolta, solitudine. Il papà è sempre con lei, come la mamma. Un giorno, la mamma e la zia chiedono un appoggio per le settimane che verranno.

Laura non è soltanto la titolare del B&B. E’ una persona accogliente e le capita quello che accade all’acqua e alle anime generose: prende la forma di chi c’è con il suo contenitore vuoto di conforto. Si crea un intreccio di amicizia con quei coraggiosi genitori. Si scambiano i video e le foto della piccola paziente. Ci si telefona e si chiede: come sta? Un giorno Laura si decide. Va a trovare Sveva in corsia.

Scrive su facebook: “È uno di quei giorni che mi sarà difficile dimenticare. Sembrava una domenica come tante. La colazione, la ‘chiacchierata politica’ con gli ospiti del profondo nord, il check-in degli ospiti stranieri, i saluti a chi dopo l’ultimo caffè si prepara a tornare a casa. Poi però ci sono loro, quegli ospiti con cui chissà per quale inspiegabile ragione si è creato subito un legame speciale. Di genitori di bimbi ricoverati in ospedale, dal B&B ne sono passati tanti. Parlano tutti dei loro piccoli, dei problemi di salute, dei tanti viaggi alla ricerca del dottore che sappia risolverli. Ma questa volta c’è qualcosa di diverso, di più intenso, di più forte”.

Scrive Laura: “La storia della piccola principessa che ama tenere sui suoi capelli ormai cortissimi una corona luccicante, si è tatuata nel mio cuore. Certe cose non si spiegano e ci si ritrova dentro le vite degli altri come se quelle vite ti appartenessero da sempre. Ci conosciamo appena, ma quei messaggi scambiati con la mamma e la zia, pieni di cuori e bacini, di quelli che troppo spesso si sprecano, qui hanno un senso diverso: ‘Perché non vieni a conoscerla? Oggi è un po’ più sveglia…così la vedi di presenza …'”.

Laura scrive: “Un invito inaspettato che mi ha fatto tremare le gambe. Quella bimba, che viene da lontano, è entrata nella mia vita solo attraverso i racconti di chi la ama.  Adesso posso conoscerla. Un privilegio, un’emozione. Ho raddrizzato le gambe e preso il coraggio rimasto e ho attraversato quei corridoi colorati dell’ospedale che guardo sempre dalla finestra. Lì, ho incrociato i suoi splendidi occhi incastonati in un viso tondo che sembra di porcellana. Ha accennato a un sorriso sollevando a stento il capo e ha provato ad aprire il dono comprato poco prima in una bancarella di fortuna. Ho dovuto tenere forte il mio ombrello per reggermi in piedi… Ancora qualche minuto lì con loro e credo di avere imparato una lezione che mi servirà per la vita. Dice il saggio: ‘Quando siete felici … fateci caso’. Li bacio tutti e vado via. Fuori piove e mi accorgo di non avere con me l’ombrello. Le gambe avevano retto senza che me ne accorgessi, devo averlo appoggiato inavvertitamente da qualche parte. La piccola principessa mi ha regalato anche la forza per camminare senza cercare appoggi e sotto la pioggia”. Un giorno, Sveva chiude gli occhi.

Laura ci pensa: che cosa si può fare per trattenerla un po’ e per realizzare qualcosa che somigli a una benedizione? Le viene un’idea. Raccoglie tutte le storie dei suoi ospiti – le curiosità degli spiriti viandanti – in un libriccino tenero, scritto con grazia: ‘Frammenti di vita, tra cappuccini e caffè’. Lì c’è anche Sveva. Il libro è gratis, stampato a spese dell’autrice. Ma chi sa come è andata tra la principessa, l’ombrello e il cielo lascia un’offerta. Si addensa una garbata alchimia di solidarietà che raccoglie una certa somma. Con quei soldi, infine, grazie al tam tam social, vengono comprati una casetta e dei giochi per i pazienti del reparto di Neuropsichiatria. Un miracolo di Natale.

“E’ stata un’esperienza provvidenziale – racconta Laura – con tanti che hanno dato una mano in condizioni particolari. Per esempio, non finirò mai di ringraziare lo sconosciuto che ha montato la casetta a tempo di record. Altrimenti non ce l’avremmo fatta per il 25 dicembre. Io non l’avevo mai incontrato prima”. Sarà stata la provvidenza, come sostiene Laura, il caso, o chissà che altro.

Intanto, questa è la storia di una bambina bella come una principessa, dell’amore dei suoi genitori, di una donna generosa. La storia di Sveva, di un ombrello che non serve più e del suo cielo stellato, dove non piove mai.

 

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