Beppe e il coraggio di dire basta | Una mossa da capitano di se stesso - Live Sicilia

Beppe e il coraggio di dire basta | Una mossa da capitano di se stesso

Beppe Iachini

Giù il cappello davanti a un uomo che ha preso il cappello e se n'è andato al cospetto delle mattane del suo presidente, Maurizio Zamparini. Beppe non ci sta.

Caos Palermo - il commento
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PALERMO – Giù il cappello davanti al cappellino di Beppe Iachini e alla dignità che batte sotto, all’unisono con un cuore generoso. Giù il cappello davanti a un uomo che ha preso il cappello e se n’è andato al cospetto delle mattane del suo presidente, Maurizio Zamparini. Beppe non ci sta. Non accetta di essere trattato come uno zerbino dal patron. Beppe è uno di scorza dura, non un prodotto effimero, non un pollo da batteria. Marcò (bene) Maradona, un giorno e non si arriva a mordere i garretti del più grande, se non sei un po’ grande pure tu. Beppe ce lo ricordiamo ancora da calciatore, nel catino di una Favorita innamorata, a prendere la rincorsa, a salutare il pubblico: e girava, girava, senza fermarsi mai, sfidando la capienza dei polmoni, la fibra delle gambe.

Ma volete che uno che ha tolto la palla a Diego non abbia il coraggio di dire no a Maurizio? Infatti, Iachini è andato dritto, da vero capitano di se stesso, con la grinta del bel mediano che era. E ha detto ‘no’, una parolina rivoluzionaria che quelli come Zamparini, con molti soldi, con molto potere, non sono abituati a ricevere in dono, forse perché pensano di potere comprare tutto, anche sogni e sentimenti. E magari credono che una cifra scritta su un pezzo di carta abbia lo stesso valore del rispetto. Però, alla fine, la vita taglia le figure con l’accetta. O sei mediano, o sei numero dieci, o sei un presidente. La gente ama i numeri dieci e i mediani, appende i loro poster alla memoria; poi sopporta i presidenti fino a quando comprano perline colorate di felicità.

La notizia è che a Palermo regna, adesso, l’infelicità assoluta, adornata da un caos monumentale e da una cupa rabbia. C’era rimasto giusto il pallone per consolazione di una città derelitta; ora nemmeno quello. La squadra sprofonda verso la B. Zampa accenna siparietti alla radio o in tv, come se la gratitudine fosse eterna e non corruttibile dall’amarezza e dallo sdegno che stanno provando i tifosi rosanero. Le storie d’amore, finiscono. Ma che bisogno c’era di aggiungere tanta pena al dolore? Nel cumulo di macerie si staglia l’uomo col cappellino, solo con la sua dignità. Ciao Beppe, capitano coraggioso, porta un pezzetto di Palermo nel tuo cuore, ovunque sarà il prossimo approdo.


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