MESSINA – Roberto Bettega e la Juventus, un amore profondo, vero, reale e viscerale 25 anni tra campo e scrivania, una tempo che identifica il rapporto avuto tra Roberto Bettega e i colori bianconeri, una bandiera capace di unire intere generazioni di tifosi juventini. Quel gol in tuffo di testa nella torcida del San Mames nella notte nella conquista della Coppa Uefa, è stato il marchio di fabbrica di una carriera vissuta con i colori bianconeri addosso, mentre il gol di tacco contro il Milan a San Siro nell’anno dello scudetto nel 1973 è entrato nella storia. La vita di Roberto Bettega alla Juventus ha unito intere generazioni di tifosi, quelle lacrime di gioia nello spogliatoio del Friuli di Udine il 5 maggio del 2002 parlavano da sole, così come quelle versate la notte la magica notte di Roma del 22 maggio 1996, la notte in cui Vialli e compagni si sono laureati Campioni d’Europa ai danni dell’Ajax. Bobby gol domenica pomeriggio è stato ospite dello Juventus Club “John Charles” di Messina, dove ha raccontato molto delle sue 13 stagioni da giocatore e delle 12 da dirigente, in cui ha totalizzato 320 presenze e 129 gol.
Ma per anni Bettaga è stato un punto fermo della nazionale, dove ha totalizzato 19 reti in 42 presenze. In Francia la nazionale non parte certamente con i favori del pronostico, ma Bettega confida in quell’Antonio che lui conosce bene: “Antonio è un trascinatore, in questa nazionale c’è molto del suo lavoro – ha dichiarato – certamente lui sa come spronare i giocatori soprattutto sotto il profilo del temperamento, sotto questo punto di vista è uno dei migliori in circolazione. Però in campo non va l’allenatore, se i giocatori non mettono quella voglia e quella grinta richiesta dal mister allora credo che questa Italia possa fare molta fatica ad imporsi”. Il mercato della Juve è partito subito col botto, l’accoppiata Pjanic-Dani aLves fa già sognare mentre il fronte Pogba potrebbe diventare sempre più caldo nelle prossime settimane: “E’ ancora troppo presto per fare un bilancio – ha commentato Bettega – stiamo parlando di giocatori importanti che possono consolidare il ruolo che la Juve deve avere in Italia e in Europa. Su Pogba bisognerà capire cosa vuol fare il ragazzo, spetterà a Marotta trattare con Raiola un ulteriore rinnovo del ragazzo che credo debba essere blindato dalla società”.
La nazionale del 1978 secondo molti forse aveva qualcosa in più rispetto a quella che vinse i mondiali quattro anni dopo, ma la delusione più grande della carriera di Bettega è e rimane sempre la finale di Coppa dei Campioni persa ad Atene contro l’Amburgo: “Non esser riuscito a regalare da giocatore quella coppa ai nostri tifosi credo che sia la mia più grande amarezza – ha spiegato – quella poi fu l’ultima partita con la Juve prima della mia partenza per il Canada e non ci sarebbe potuto essere congedo migliore. La cosa che ancora mi fa male è che non siamo entrati in campo per vincere, nessuno dei miei compagni ha affrontato quella partita al massimo delle proprie possibilità . Credo che nella mia mente quella partitia l’ho rigiocata milioni di volte e non so cosa darei per poterla rigiocare”.