Spaccio "sotto gli occhi" di padre Pio | Retata dei carabinieri, 42 arresti alla Guadagna - Live Sicilia

Spaccio “sotto gli occhi” di padre Pio | Retata dei carabinieri, 42 arresti alla Guadagna

L'operazione Araba Fenice

Due organizzazioni gestivano una delle principali piazze di spaccio. Affari a gonfie vele per la rete che controlla lo smercio di cocaina dalla stazione fino al rione della Guadagna.

PALERMO- Sotto la statua di padre Pio alla Guadagna si vendevano dosi di cocaina, eroina e marjuana. Poi, toccò pure alla riproduzione della madonna assistere al viavai di clienti in cerca di droga. Nel popolare quartiere alla periferia di Palermo gli affari andavano a gonfie vele. Professionisti, impiegati, uomini, donne, giovani e meno giovani si rifornivano al supermarket degli stupefacenti. La Guadagna era il cuore di un mercato della droga che dalla zona orientale della città arriva fino alla stazione centrale. Vi lavoravano decine di picciotti. Ognuno con il proprio ruolo.

Tutto inizia il 30 settembre 2009, quando i carabinieri notano Maurizio Capizzi cedere al passeggero di una Fiat Punto un piccolo involucro. I militari seguono la macchina, la fermano e scoprono che dentro il pacchetto c’è hashish. Dal giorno successivo la piazza della Guadagna diventa una delle zone più controllate della città. Gli investigatori della compagnia di piazza Verdi riempiranno le strade di telecamere. Si mimetizzeranno in mezzo popolo dei consumatori.

Oggi la retata. Quarantadue persone sono finite in manette. Ci sono voluti 180 carabinieri agli ordini del comandante provinciale Pierangelo Iannotti e del Gruppo di Palermo, Enrico Scandone, per bloccare tutti nel cuore della notte.

Il personaggio principale viene individuato in Antonino Lucera, classe 1976, ex Pip del “Bacino emergenza Palermo” in servizio all’ospedale Civico. Si sentiva un’autorità, dicono gli inquirenti, forse in virtù anche dei suoi contatti con gli ambienti mafiosi. La zia, infatti, è sposata con Umberto Scarantino, noto trafficante della zona, fratello del pentito Vincenzo. Quello che ha raccontato i segreti della strage di via D’Amelio, salvo scoprire, un ventennio dopo, che erano dichiarazioni fasulle.

Alle dipendenze di Lucera avrebbe lavorato una pletora di pregiudicati. Non a caso l’operazione è stata denominata Araba Fenice. Gli arresti degli ultimi anni non hanno scoraggiato chi con la droga ha sempre lavorato. Una volta scarcerati sono tornati al loro posto. Come l’uccello mitologico che rinasceva dalle proprie ceneri dopo la morte.

Tra i più attivi sarebbero Salvatore Marsalone, Carmelo Francesco Arizzi e Raimondo Palazzo. Attorno a loro gravitava una sfilza di pusher. Molti sono stati individuati e arrestati. Altri sono ancora a piede libero. Nelle conversazioni telefoniche sono rimasti impressi soltanto i loro nomi di battesimo, ma le indagini proseguono. Lucera dava le indicazioni agli spacciatori per evitare di essere beccati: “Gliel’ho detto, a sto picciutteddu… siete soci e lavori tu solo… e lui non c’è… almeno fatti guardare la strada, l’altro ieri l’altro ieri, qualche dieci che aspettavano là davanti, che aspettavano a…e lui da solo… gli dissi, onestamente, non sono cose che… tu ti vai a cercare la galera, così?… almeno quello ti guarda la strada… no, tu solo là davanti significa, arrestatemi…ah”.

Bisognava essere prdudenti. Evitare la calca, le lunghe code di clienti in attesa. Lo stesso Lucera dettava i ritmi di lavoro: “… e se vendi 20 stecche al giorno, di dieci euro… guadagni 300 euro la settimana… con scommessa di sopra… 20 stecche al giorno devi vendere…”. La sua ossessione erano i controlli: “…lo sai cos’è, cugino?…ci sono troppi sbirri e non possono lavorare certuni…ho… ho due di Dallas, che mi lavorano forte… ed ha quattro giorni che ci sono queste Kawasaki che ci sca… e quello dice, Nino, per venti…per venti euro, dobbiamo perdere tutte cose?”.

E così la droga veniva identificata con le parole convenzionali Ferrari, Porsche, macchina, motore o caffè. Nella piazza operavano costantemente tra i dieci ed i quindici soggetti. Tra pusher e vedette. Chi riceveva i soldi non era mai chi consegnava la dose. Tutto inutile. Ormai gli uomini della compagnia di Piazza verdi, guidata dal capitano Daniele Credidio, erano ovunque. E hanno stilato le informative finite sul tavolo del procuratore aggiunto Maria Teresa Principato, che ha coordinato le indagini assieme ai sostituti Sergio Barbiera, Maurizio Agnello e Amelia Luise.


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