Blitz antimafia con 6 arresti a Camporeale: tutti i nomi

Blitz antimafia con 6 arresti a Camporeale: tutti i nomi dei coinvolti

Sotto inchiesta anche il sindaco Luigi Cino e un comunale dell'ufficio cimiteriale

CAMPOREALE – Da Palermo alla provincia lo scenario non cambia. Anche a Camporeale gli ordini arrivavano dal carcere. A dettarli sarebbe stato Antonino Sciortino, capomafia detenuto dal 1999, che avrebbe passato il testimone al cugino Antonino Scardino. Lo avrebbe investito del ruolo di reggente della famiglia che fa parte del mandamento di San Giuseppe Jato. Nell’inchiesta è indagato anche il sindaco Luigi Cino per falso ideologico, ma ci sono pesanti ombre di ingerenza mafiosa.

Sei arresti

I carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Monreale hanno arrestato sei persone. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

L’organigramma mafioso

A completare l’organigramma mafioso sarebbero Giuseppe Bologna, Pietro Bologna, Giuseppe Vinci e Raimondo Santinelli, anche loro raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Solo indagata la moglie di Sciortino, Anna Maria Colletti, che avrebbe ricevuto da parte degli affiliati prestazioni lavorative gratuite nella sua azienda agricola. Grazie a lei il marito avrebbe passato gli ordini all’esterno.

Una mafia arcaica

È una mafia arcaica quella descritta dalle indagini. L’influenza mafiosa si sarebbe manifestata anche nella compravendita, ad un prezzo imposto, di bovini e ovini destinati al macello. I cittadini si sarebbero rivolti ai boss per ottenere l’autorizzazione all’acquisto di fondi agricoli, per recuperare un credito che non riuscivano ad incassare e ancora per dirimere controversie tra privati. I boss stabilivano anche chi doveva pascolare gli animali e chi no.

Sotto inchiesta anche il sindaco

Sotto inchiesta ci sono anche il sindaco di Camporeale, Luigi Cino e Salvatore Lucido, referente dell’ufficio cimiteriale. Avrebbero attestato falsamente che i fratelli Pietro e Giuseppe Bologna avevano rispettato gli obblighi della messa alla prova inducendo in errore l’ufficio Interdistrettuale di esecuzione penale di Palermo.

Ingerenze mafiose nella politica

C’è anche un capitolo che riguarda la presunta ingerenza mafiosa nella vita politica. Secondo l’accusa Antonino Sciortino ha dato vita ad una “contaminazione di interessi tra mafia e politica”. È stato “riscontrato come il sindaco Cino abbia sfruttato la sua contiguità e compiacenza verso esponenti alla consorteria mafiosa camporealese per ottenere i voti in occasione delle elezioni amministrative comunali (vinte ndr) e alle regionali del 2022 (era candidato con ‘Sud chiama Nord’ di Cateno De Luca, raccolse 1681 voti ma non fu eletto ndr)”.

Nell’inchiesta che ha portato al blitz di stamattina, secondo il gip Lirio Conti, però, “non è possibile formulare alcune incolpazione a carico di Cino per il delitto di scambio elettorale politico mafioso perché non c’è la prova che fosse consapevole della mafiosità dei fratelli Bologna”. Al contempo il gip sottolinea che “dall’indagine è emersa una riconosciuta disponibilità da parte del sindaco a soddisfare le esigenze e gli interessi di soggetti continui se non addirittura intranei a Cosa Nostra”.

I pm avrebbero voluto che anche a Cino venisse applicata una misura cautelare, ma la richiesta è stata respinta. Secondo il gip, non c’è alcuna certezza che il sindaco avesse dato disposizioni ai dipendenti comunali affinché segnassero la presenza dei Bologna al cimitero anche quando erano assenti.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI