Blitz Dia e Carabinieri |Nel mirino i Carcagnusi - Live Sicilia

Blitz Dia e Carabinieri |Nel mirino i Carcagnusi

(Nella foto di A. Condorelli la conferenza stampa)

Gli indagati, a vario titolo, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, con esponenti di spicco della ‘ndrangheta calabrese. LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Operazione della Dia
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CATANIA –  Operazione congiunta tra Dia e Carabinieri per sferrare un duro colpo al clan Mazzei, meglio noti come i “carcagnusi”. Nove persone sono stati raggiunti da un ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania. (LEGGI I NOMI) Risultano ricercati 3 persone, tra questi il capo cosca Sebastiano Nuccio Mazzei, sfuggito già nel blitz della finanza Scarface.

Uomini della Dia in azione

I Carcagnusi, secondo le ipotesi dell’accusa, avrebbero stretto rapporti con i clan della ‘ndrangheta operanti nella Piana di Gioia Tauro per un grosso traffico di stupefacenti. Per i 9 arrestati infatti tra le accuse c’è proprio quella dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Completano il corollario delle contestazioni: il reato di associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e intestazione fittizia di beni.

<p>Le foto degli arrestati con a lato il mafioso latitante Nuccio Mazzei</p>

Il Clan Mazzei,  grazie all’indagine coordinata dalla Dda di Catania diretta dal Procuratore Giovanni Salvi, perde anche un consistente patrimonio di beni. Gli uomini della Dia, infatti, hanno eseguito sequestri di società, esercizi commerciali (tra cui un bar), conti correnti e unità immobiliari, per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro. Il meccanismo emerso dagli accertamenti tecnici – e ricostruiti nella richiesta di misura cautelare della Dda – sarebbe quello dei prestanome, (come nel caso della società cooperativa “Scammacca”) che serviva proprio ad eludere i divieti esistenti dalle norme in materia di misure di prevenzione e avrebbe permesso alla cosca di disporre di beni e denaro utile a mantenere l’egemonia sul territorio. In particolare l’intestazione fittizia sarebbe stata quella delle ditte individuali e delle società cooperative operanti nel campo della logistica, carico e scarico merci. I proventi servivano a finanziarie il traffico di stupefacenti. Attività illecità realizzata – secondo le ipotesi invetigative – in joint venture con i clan calabresi di Gioia Tauro.

A rafforzare l’impianto probatorio che ha portato al blitz di oggi anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia del Clan Santapaola, del Clan Cappello e della stessa cosca dei Mazzei “che hanno permesso di ricostruire – si legge nel comunicato della Dia – la posizione dei Carcagnusi, proprio  nel periodo della ascesa dei carateddi in contrapposizione al clan Santapaola, di fronte ad un’eventuale guerra di mafia (nel mirino del killer Lo Giudice c’era proprio Nuccio Mazzei) poi scongiurata dagli arresti effettuati con le operazioni Summit e Revenge”.

Gioacchino Intravaia

I “Carcagnusi furono affiliati a Cosa nostra palermitana per via del battesimo del suo capo storico Santo Mazzei, ad opera del noto boss corleonese Leoluca Bagarella, giunto nel 1992 appositamente a Catania per farlo uomo d’onore. Da quando Santo Mazzei è al 41 bis a prendere le redini del Clan sarebbe stato il figlio Nucciu U Carcagnusu. Un ruolo determinante nella gestione degli affari lo avrebbe anche il cognato di Sebastiano Mazzei, il fedelissimo Gioacchino Intravaia.


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