Cosa nostra, 29 arresti |In carcere poliziotto infedele - Live Sicilia

Cosa nostra, 29 arresti |In carcere poliziotto infedele

Il procuratore Zuccaro: "Eliminata una mela marcia".

CATANIA – Blitz della polizia. Ventinove le persone arrestate. Nei guai anche un poliziotto fermato nella primavera del 2016 con nove grammi di cocaina. Azzerata la cosca Santangelo-Taccuni, storica alleata della famiglia catanese Santapaola-Ercolano. Tra questi il capo Alfio Santangelo e i boss del gruppo Rosano “Pipituni”. Le accuse nei confronti degli indagati (a vario titolo) sono pesantissime: associazione mafiosa, droga, estorsione, rapina, furto e armi. Tra le persone coinvolte c’è anche un poliziotto. “Abbiamo eliminato una mela marcia”, ha commentato il procuratore Zuccaro in conferenza stampa. “Anche questo aspetto dimostra quanto è pronta la risposta delle istituzione”, gli ha fatto eco Antonio Salvago, dirigente della Squadra Mobile di Catania. 

Un momento della conferenza stampa

L’inchiesta Adranos condotta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Polizia di Adrano ha permesso di ricostruire l’organigramma della cosca e arrestare dal capo famiglia alla manovalanza.  Dall’alto alla base: il capo e boss storico Alfio Santangelo, i referenti territoriali Antonio Quaceci e Nino Crimi (fino al loro arresto nel 2015) e poi sostituiti da Salvatore Crimi e Gianni Santangelo.

Una cosca che negli ultimi anni avrebbe – da come emerge dalle indagini – cambiato completamente in modo di agire a livello criminale nel territorio. I Santangelo-Taccuni, organizzazione mafiosa violenta e guerrafondaia, da quale tempo avrebbe scelto la strategia del silenzio e avrebbe siglato una sorta di “patto” per la gestione degli affari illeciti con il clan rivale Scalisi, referente ad Adrano dei Laudani di Catania. Le due cosche, storicamente contrapposte, avrebbero trovato un accordo per spartirsi territorio e le estorsioni. Una pax mafiosa già emersa anche nell’operazione Illegal Duty dell’anno scorso in merito al traffico di droga. Dalle intercettazioni emerge chiaramente come le due cosche “controllavano” il mercato ortofrutticolo di Adrano imponenti il pizzo ai commercianti di ogni settore. Nel mirino delle due organizzazioni criminali inoltre ci sarebbe stato l’ingrosso delle carni.

Immortalate anche alcune estorsioni “condivise” tra i boss delle due cosche che si spartiscono gli affari criminali di Adrano. Ad esempio Antonino Bulla e Antonino La Mela (del clan Santangelo) con il favore di Pietro Maccarrone e Nicola Amoroso (vertici degli Scalisi) avrebbero tentato di “costringere” il titolare di un’impresa di estrazione di pietra lavica a piegarsi alla morsa del pizzo. Non sono serviti però nemmeno i colpi di pistola contro l’azienda ad intimidire il titolare che non ha ceduto alle minacce.

Sul fronte del racket, le indagini hanno permesso di individuare diversi episodi di imposizione del pizzo. Tra questi Nicola D’Agata e Andrea Palmiotti sono accusati di aver minacciato e costretto una persona a versare 31.000 euro, mille euro in contanti e 30 mila tramite assegno postale.

Inoltre per far arricchire le casse del clan sarebbero stati messi a segno diversi colpi. Alcune rapine avrebbero fruttato anche mezzo milione di euro. Andiamo per ordine.  Alfredo Pinzone, Salvatore Crimi e Nicola D’Agate sono accusati del tentato furto commesso la notte di Natale del 2015 ai danni della filiale del Banco Popolare Siciliano, di Santa Maria di Licodia (in via Vittorio Emanuele. Il colpo è stato sventato dalla polizia: in flagranza finirono in manette Maurizio Pignataro e Nicolò Trovato (che non sono tra i destinatari della misura cautelare) che avevano bloccato la strada con un escavatore rubato con il quale avevano scardinato la parete dove era installato il bancomat che conteneva 75.000 mila euro. Nel corso delle indagini furono sequestrati una Fiat Uno, un Fiat Ducato ed una Fiat Punto: le tre auto servivano per il colpo poi fallito. Nino Crimi, invece, sarebbe il mandante di una cruenta rapina che sarebbe stata messa a segno da Trovato, Francesco Rosano e Pignataro. Nella notte del 23 gennaio 2015 i malviventi hanno fatto irruzione in un appartamento di una donna di Santa Maria di Licodia e dopo aver colpito con il calcio della pistola il convivente lo hanno minacciato puntandogli l’arma di indicargli il luogo dove era la cassaforte, dove erano custoditi 480 mila euro che sono riusciti a rubare.

La cupola di Adrano è stata inchiodata grazie alle intercettazioni avviate dalla Dda tra settembre 2014 e lo stesso mese del 2016. “A chiudere il cerchio diversi collaboratori di giustizia, che però sono entrati nel programma dopo l’avvio delle indagini e quindi hanno fornito solo prova di riscontro in merito a quello che già avevamo scoperto”, ha precisato il sostituto della Dda Andrea Bonomo nel corso dell’incontro con la stampa. Tra i pentiti dell’ultima ora anche Valerio Rosano, il figlio del boss a cui qualche tempo fa erano stati dedicati dei falsi necrologi con cui era stata tappezzata la città di Adrano. I finti annunci funebri sono finiti anche in un servizio di Stefania Petix, inviata del tg satirico Striscia La Notizia.

Ricostruita inoltre alche la filiera del traffico di droga. Il clan sarebbe specializzato in traffico di cocaina, eroina, marijuana ed hashish. Ai vertici della gestione dello spaccio Nino Crimi, Salvatore Crimi, Gianni Crimi e Antonino Bulla. Inoltre i Santangelo sarebbero diventati i rifornitori ufficiali di droga del clan Scalisi. Diversi i sequestri eseguiti nel corso delle indagini. Tra questi quello del 15 settembre 2015, quando in contrada “Pigno” ad Adrano è stato trovato sotto un cumulo di pietre, oltre un chilo di eroina. Inoltre sono state rinvenute, nel corso di diverse operazioni, delle armi.

È nel corso delle indagini sul traffico di droga che è stato scoperto il coinvolgimento di un poliziotto infedele, Francesco Palana, assistente Capo della Polizia di Stato che è finito in carcere, ma era già ai domiciliari per l’arresto in flagranza del 26 aprile 2016. Palana avrebbe avuto un diretto contatto con Salvatore Crimi, uomo di fiducia del padrino Alfio Santangelo. Tornando all’arresto in flagranza il poliziotto (accusato di associazione finalizzata al traffico di droga) è stato fermato ai caselli di San Gregorio sull’autostrada Catania – Messina ed è stata trovato in possesso di 9 grammi di cocaina. Palana, fin dall’arresto in flagranza, è stato sospeso dal servizio.

Nel corso del blitz di oggi, i poliziotti hanno trovato a casa di Nicolò Trovato all’interno del vano contenitore del contatore Enel una “penna pistola”, che è stata sequestrata.

Nell’operazione sono finiti in manette Gianni Santangelo, di 35 anni, Antonino Bulla, di 35, Antonino La Mela ,di 43, Vincenzo Bulla, di 34, Rosario Galati Massaro, di 34, Nicolò Trovato, di 27, Giuseppe la Mela, di 45, Nicolò Rosano, di 38, Salvatore Quareci, di 26, Marco Ricca, di 28, Vincenzo Rosano, sorvegliato speciale di 50, Andrea Palmiotti, di 38, Ignazio Vinciguerra, di 53, Antonino Foti, di 25, Vincenzo Nicolosi, di 28, Maurizio Pignataro, di 41, Salvatore Sangrigoli, di 21, Luigi Leocata, di 48, arrestato a Piacenza, posto quest’ultimi ai domiciliari. Notificata in carcere l’ordinanza ad Alfio Santangelo, di 65 anni, ritenuto capo storico dell’organizzazione Santangelo – Taccuni, Antonino Quaceci, di 48, Nino Crimi, di 38, Salvatore Crimi, di 32, Francesco Rosano, di 28, detenuto all’estero, Alfredo Pinzone, di 34, Nicola Mancuso, di 36, Biagio Trovato, di 28, Angelo Pignataro, di 30.

 

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