PALERMO- “Gentile Presidente Conte, Siamo rimasti colpiti, in questi giorni, dall’attenzione da Lei dedicata all’operazione Borgo Vecchio e dalle parole rivolte agli uomini e alle donne, che hanno avuto il coraggio di denunciare, alcuni di questi grazie anche al supporto di Addiopizzo, i loro oppressori. La sua visita, annunciata insieme alla promessa di stringere le mani ai nostri concittadini sarà accolta positivamente da quella parte della nostra città che sta dalla parte di chi si ribella alla violenza criminale. Palermo ha alle spalle una lunga storia di ribellione all’oppressione mafiosa”. Questo è l’incipit di una lettera pubblica al Presidente del Consiglio firmata da chi lavora sul territorio, cioè Per Esempio Onlus, Addiopizzo, Libera Palermo contro le mafie e Moltivolti
“Chi si occupa di ricostruire?”
E prosegue così: “Tuttavia, ogni volta che lo Stato esercita la propria azione repressiva tra le strade dei quartieri, con l’intento di azzerare l’insopportabile sopruso delle mafie e delle criminalità, ci poniamo la stessa domanda. Chi si occupa di ricostruire? Chi colma i vuoti su cui sono proprio mafie e criminalità a prosperare? Quali alternative e opportunità costruiamo per i giovani e le giovani che in questi quartieri sono nati e cresciuti? In questi quartieri vorremmo vedere l’esercito. Un esercito di educatori, di insegnanti, di dirigenti e funzionari dei comuni e dello Stato a garantire diritti, a costruire alternative e opportunità.
Da anni Borgo Vecchio conosce il lavoro di tanti operatori e attivisti che quotidianamente tengono in vita gli spazi dell’associazione Per Esempio Onlus, diventati luoghi di aggregazione e di riscatto frequentati dai giovani del quartiere. Eppure non è possibile immaginare che simili piccole realtà possano da sole sopperire alle storiche privazioni di servizi essenziali che caratterizzano questo territorio. Pensiamo che quartieri come Borgo Vecchio, la Kalsa, Ballarò, per citarne soltanto alcuni altrettanto caratterizzati da marginalità che vanno analizzate nella loro complessità, meritino di essere rilanciati con azioni capaci di andare anche oltre la dimensione repressiva”.
Una stretta di mano non basta…
“È con questo spirito – si legge ancora – che in questa città organizzazioni come Libera Palermo e come Moltivolti provano oggi a interpretare la propria presenza, consapevoli che non vi è liberazione dalle mafie senza diritti. Non vorremmo rivedere una storia già scritta. Quella di uno Stato che con alcune sue articolazioni si presenta giustamente per reprimere, ma con altre spesso si dimentica di tornare per costruire. Saremo felici di accoglierla a Palermo, Presidente Conte, e di stringerci insieme a Lei attorno a chi oggi ha compiuto un atto di grande coraggio che va sottolineato è oramai alla portata di molti, sino al punto da non essere più considerato eroico. Oggi, e lo dimostrano le centinaia di storie di commercianti e imprenditori palermitani che in questi anni hanno denunciato, ci si può opporre alle estorsioni persino in contesti difficili come Borgo Vecchio, senza esporsi e ricercare ribalte a cui invece fu costretto Libero Grassi. Occorre però tutto il resto. La invitiamo per questo a un confronto, a Palermo e nelle sedi delle nostre associazioni, affinché a una lieta stretta di mano segua un impegno di ricostruzione, che investa anche le altre articolazioni istituzionali della Regione e del Comune, capace di ridare fiducia e di colmare quel vuoto che facilmente verrebbe in poco tempo nuovamente riempito da chi oggi appare fuori gioco, ma che in breve tempo non farà fatica a reinsediarsi”. Insomma – intendono le associazioni – va bene la stretta di mano, ma non basta. Per i palermitani di Borgo Vecchio, che sono pure cittadini italiani, serve qualcosa di più.