BELPASSO – Non commettete il mio stesso errore: non scappate via dalla Sicilia. Seguite l’esempio di Giovanni e di Paolo. Restate. Solo con l’amore un giorno questa Terra diventerà bellissima”. Salvatore Borsellino suscita emozioni indescrivibili, e le oltre duecento persone intervenute nell’Aula consiliare del municipio di Belpasso in occasione del ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci, lo ascoltano in religioso silenzio, molti visibilmente commossi. “Stragi come quelle di Capaci, di via D’Amelio, di via dei Georgofili, di piazza Fontana, di Portella della Ginestra, dell’Italicus, sono state commesse da quel connubio Stato-mafia che opera in Italia dall’immediato dopoguerra, ispirate da gente che opera molto in alto”. Il fratello di Paolo Borsellino è un fiume in piena, alterna la denuncia civile contro “lo Stato”, o meglio, “contro quella parte dello Stato che ha voluto la morte di Giovanni e di Paolo”, con il ricordo: “Vivevamo nel quartiere palermitano della Kalsa, un quartiere poverissimo. Paolo lo detestava. Poi imparò ad amarlo, come imparò ad amare la sua città. Per questo decise di restare a Palermo e mi rimproverava sempre di essermene andato a Milano. Persino pochi giorni prima di morire me lo disse al telefono. Allora non capivo, pensavo che il Nord fosse immune dalle infiltrazioni mafiose. Come mi sbagliavo…”. Tutto cambiò quel maledetto pomeriggio del 19 luglio 1992, “quando nostra madre mi chiamò piangendo per comunicarmi che Paolo era stato fatto a pezzi”. Da quel momento è come se l’ordigno fosse esploso nella coscienza di Salvatore, cambiando per sempre la sua vita. Da allora Salvatore si reca soprattutto nelle scuole di tutta Italia per portare la sua testimonianza “non di memoria, né di eroismo, ma di amore”. Lo stesso amore sprigionato dai bambini dell’orchestra Falcone-Borsellino di Catania, e dalle parole di Anna e Brizio Montinaro (sorella e fratello di Antonio Montinaro, componente della scorta di Falcone, trucidato in quell’eccidio assieme a Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo e Vito Schifani). Significative le testimonianze di Linda Grasso (Scorta civica Palermo), di Alfia Milazzo (La città invisibile), di Salvo Fiore (imprenditore ribellatosi al racket dell’usura), e di Enzo Guarnera (avvocato penalista). Nel corso della serata è stata presentata l’associazione Antimafia e Legalità, “un sodalizio – come dice il presidente Salvo Fiore – fondato per stare vicino agli imprenditori, ai commercianti, ai cittadini vessati dal ‘pizzo’, dalle estorsioni e dall’usura”. Hanno dato il loro saluto la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio, e il sindaco di Belpasso Carlo Caputo, critico nei confronti dei “professionisti dell’antimafia”, “disponibile a collaborare con l’associazione”, andato via subito dopo il suo breve intervento iniziale.
Il commento del giornalista Luciano Mirone in occasione della cerimonia di ieri a Belpasso.
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