Il boss che vide gli asini volare | Profeta, l'irredimibile capomafia - Live Sicilia

Il boss che vide gli asini volare | Profeta, l’irredimibile capomafia

Salvatore Profeta bacia Giuseppe Greco

Anni in carcere, anche per la strage di via D'Amelio da cui fu scagionato, e mai un passo indietro.

PALERMO – È morto in carcere da mafioso (QUI LA NOTIZIA DI CRONACA) perché è da mafioso che ha vissuto una vita intera. Salvatore Profeta non ha fatto un passo indietro. Neppure mentre scontava una condanna ingiusta all’ergastolo per una strage, quella di via D’Amelio, a cui non aveva partecipato. Si è accollato colpe non sue. Ha atteso per anni in silenzio che venisse sbugiardato il pentito Vincenzo Scarantino e quando è uscito, nel 2011, si è ripreso il suo posto. Cinque anni vissuti da grande vecchio nel mandamento di Santa Maria di Gesù, fino al suo nuovo arresto nel 2016.

“… è che ormai è diventata una… invece è una cosa seria”, diceva rammaricato Profeta intercettato dai carabinieri del Ros. Si gonfiava il petto per la sua appartenenza alla vecchia mafia spazzata via dagli arresti e per il fatto di avere serrato i ranghi a Santa Maria di Gesù, che definiva “il meglio rione di Palermo…”. Gli era toccato richiamare all’ordine le nuove leve che “stavano facendo perdere la reputazione a famigghia, facevano i ribusciati…”.

Profeta godeva di stima e rispetto incondizionati. Non poteva essere altrimenti per uno che era stato al fianco di Stefano Bontade. Padrino potente Bontade, scalzato solo dal piombo dei corleonesi. Talmente potente che, spiegava Profeta, “se lui diceva… u scieccu vola… nuavutri ci calavamu a tiesta… Si vieru ca u scieccu vola”.

Profeta era il consigliere anziano del mandamento che, secondo i pm, sarebbe stato retto da Giuseppe Greco. Una mattina di giugno di sette anni fa i boss arrivarono alla spicciolata in una sala da barba della Guadagna. Gli uomini d’onore si diedero appuntamento per scegliere chi candidare al vertice del mandamento Cosa nostra. “… a me che devi fare… che sono rimbambito…”, diceva Profeta a Greco. E giù risate. Poi tornava serio: “… quando parliamo di Cosa Nostra… parliamo di Cosa Nostra… quando dobbiamo babbiare… babbiamo”. Erano decenni che le microspie non registravano i boss pronunciare, in maniera così esplicita, il nome Cosa nostra.

Nella nuova organizzazione Profeta aveva preferito restare defilato, anche se tutti sapevano che la sua parola contava più di tutte le altre. E gli dimostravano riverenza. A volte in maniera plateale, con uno di quei gesti condannati anche da Papa Francesco nella sua recente visita a Palermo. Il 19 agosto 2012, pochi mesi dopo la sua scarcerazione, la processione con la statua della Madonna dormiente si fermò sotto le finestre dell’abitazione di Profeta. La vicenda, benché non avesse rilevanza penale, scrivevano gli inquirenti, descriveva il contesto in cui Profeta esercitava il ruolo di capomafia. Perché Profeta ha vissuto da boss ed è morto da boss.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI