"Le solite cazzate di Galatolo" | Santa Maria, attacco al pentito - Live Sicilia

“Le solite cazzate di Galatolo” | Santa Maria, attacco al pentito

Il pentito Vito Galatolo

I boss Natale Gambino e Salvatore Profeta smentiscono le parole dell'ex capomafia dell'Acquasanta secondo cui, fu Matteo Messina Denaro e scegliere i vertici del mandamento. "Lo decidiamo noialtri".

PALERMO - IL BLITZ
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PALERMO – “Le solite cazzate che dice quello…”, diceva Natale Gambino. “Quello” è Vito Galatolo, boss dell’Acquasanta che si è fatto pentito. Galatolo, nei mesi scorsi, ha raccontato che ci sarebbe stata la regia di Matteo Messina Denaro dietro la nomina dei vertici dei mandamenti mafiosi di Palermo.

Il padrino di Castelvetrano sarebbe entrato a gamba tesa nelle dinamiche della Cosa nostra palermitana, abbandonando l’apparente disinteresse mostrato per ogni faccenda che fosse lontano dal suo territorio. Il latitante di Castelvetrano avrebbe piazzato gli uomini alla guida di tre importanti mandamenti della città: Resuttana, Brancaccio e Santa Maria di Gesù.

Gambino, sulla base delle indagini sfociate nel blitz di venerdì scorso, avrebbe avuto un ruolo di peso a Santa Maria di Gesù. Sarebbe stato il braccio destro del nuovo capomandamento Giuseppe Greco. I racconti di Galatolo hanno ricostruito una fase precedente, quella in cui Santa Maria “se l’è fatta prima di noi, con Ino Corso, ma sempre su ordine di Matteo Messina Denaro… Ino Corso di testa sua non può arrivare a farsi il mandamento… ci deve essere una spinta”.

Dichiarazioni “smentite” da Gambino durante una conversazione con Salvatore Profeta del 7 febbraio scorso, nel corso della quale rivendicavano piena autonomia di scelta: “… però oggi come oggi… quando uno vuole decidere… lo decide… lo decidiamo noi altri”. Un’autonomia di cui godrebbero, a detta degli interlocutori, anche gli altri mandamenti: “… ora ognuno… decide per se”.

Profeta e Gambino mettevano in dubbio la veridicità del racconto di Galatolo nella parte in cui ha sostenuto che Mimmo Biondino, boss di San Lorenzo, nel corso di un summit in una palazzina del rione Ballarò, lesse gli ordini di Messina Denaro per la scelta dei capi di tre mandamenti palermitani. Galatolo è stato considerato attendibile dai pubblici ministeri. Gli unici dubbi riguardano proprio la corrispondenza firmata dal latitante di Castelvetrano, restio a comunicare via posta. Non è possibile escludere che lo stesso pentito possa essere stato raggirato dai suoi interlocutori di allora. 


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