Brusca, parla la vittima | "Non credo sia pentito" - Live Sicilia

Brusca, parla la vittima | “Non credo sia pentito”

Giovanni Paparcuri

Il boss, i domiciliari, la decisione della Cassazione. Le parole di chi è sopravvissuto.

PALERMO– Non è solo la carne che ha memoria dei dolori più acuti, perché la vita di un sopravvissuto è attraversata da spine che feriscono quando meno te lo aspetti. Non è solo l’anima che coincide con la mappa perforata del corpo e ha crateri difficili da riempire, se sei il superstite di una strage. E’ tutto che fa male, che non smette mai di ucciderti un poco, giorno dopo giorno. Per gli altri è storia. Ma, se sei tu lo scampato, per te è il fine pena mai, il vero ergastolo. E da uomo libero.

Prima che la Cassazione decidesse di respingere la richiesta dei domiciliari del boss Brusca, Giovanni Paparcuri, che uscì vivo per miracolo dalla strage Chinnici, stretto collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, aveva scritto su Facebook un lungo sfogo di cui si riporta qualche stralcio: “A proposito della eventuale concessione degli arresti domiciliari a Giovanni Brusca. Premesso che i collaboratori sono uno strumento molto prezioso e senza le loro dichiarazioni su alcune dinamiche, su alcuni fatti anche molto gravi, non si poteva e non si può far luce. Detto questo, e preciso che è solo una mia opinione personale, dei collaboratori non ho mai creduto al loro pentimento e mai ci crederò, al di là del coinvolgimento personale nella strage Chinnici. (…)”.

“Non credo assolutamente che Brusca si sia ravveduto, perché, se realmente lo era, per rispetto di tutti quei morti ammazzati e dei loro familiari, né lui, né i suoi legali dovevano presentare richiesta di concessione di arresti domiciliari”. Paparcuri, come spiega più volte nel suo post quasi in forma di lettera, accetta, ovviamente, ciò che la legge stabilisce. Anzi, ci tiene a ribadirlo più volte. Ne fa una questione morale.

A decisione consumata, ‘Papa’ – così lo chiamavano Falcone e Borsellino, così lo chiamano i suoi amici – risponde a qualche domanda, tornando sull’argomento: “Ho poco da aggiungere. Ho ascoltato i pareri di magistrati che stimo moltissimo, ma io, se ne avessi avuto la possibilità, avrei consigliato di evitare una richiesta del genere, come scrivevo, anche per questione di rispetto delle vittime e dei familiari. Brusca è ravveduto? Ne dia dimostrazione non chiedendo benefici. Comunque, ripeto, è giusto che la legge vada rispettata”.

La carne, l’anima, il male: niente si dimentica. “Sono un sopravvissuto, sì – conclude Paparcuri – certe cose non le digerisco nella mia posizione. Ho sentito molti dei cosiddetti pentiti. Non ho mai colto nelle loro parole un momento di commozione. Io ho delle schegge in testa, ci sono gli orfani…. C’è ancora chi piange e non smetterà mai di piangere”. La voce si vela: “C’è ancora chi piange…”.

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