CALTANISSETTA – “Una parte dell’esplosivo utilizzata per la strage di Capaci l’ho procurata io e si trattava di esplosivo di cava, il resto era tritolo e venne procurato dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano di Brancaccio. Che fossero stati i Graviano a procurarlo me lo disse Totò Riina”. Lo ha detto il pentito Giovanni Brusca, deponendo questa mattina nel processo d’appello in abbreviato per la strage di Capaci, che vede imputati davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta Giuseppe Barranca, Cristofaro “Fifetto” Cannella e il neo collaboratore di giustizia Cosimo D’Amato. “Questo esplosivo procurato dai Graviano – ha aggiunto Brusca – era di consistenza farinosa e di colore giallino e Pietro Rampulla, che si intendeva di esplosivo, mi disse che secondo lui si trattava di materiale proveniente da residuati bellici. Confezionammo l’esplosivo per l’attentato in dodici bidoncini da 25 chili l’uno e ne usammo anche uno da 30-35 chili”. A conclusione della deposizione di Brusca, il legale di Cannella, l’avvocato Giuseppe Dacquì, ha chiesto alla Corte di ascoltare il boss Totò Riina a conferma della dichiarazione di Brusca. Il processo è stato rinviato al 24 febbraio per la decisione della Corte; in quell’occasione verrà anche fissato il calendario delle prossime udienze.
(ANSA)