Burtone: "Non serve difendere il fortino, ricostruiamo il Pd" - Live Sicilia

Burtone: “Non serve difendere il fortino, ricostruiamo il Pd”

Il deputato regionale a tutto campo.
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

CATANIA – Il sindaco di Militello in Val di Catania, Giovanni Burtone, allievo di Rino Nicolosi, fa il suo ritorno a Sala d’Ercole dopo trent’anni. Il deputato del Pd traccia il sentiero da imboccare per rilanciare l’azione politica del partito dopo la duplice sconfitta elettorale alle politiche e alle regionali. A partire dalla Sicilia. 

Onorevole, ritorna all’Ars dopo trent’anni. Che effetto le fa?

Certamente emozionante. Ricordo i primi passi del mio impegno a livello istituzionale: una stagione irripetibile e indimenticabile. Una stagione che vide protagonista Rino Nicolosi e che diede alla Sicilia una serie di interventi che ancora oggi sono gli assi centrali sui quali si opera: dal miglioramento strutturale degli ospedali agli interventi sulla programmazione. Leggi che oggi sono di grande attualità.

Quali?

La legge sulle aree interne e quelle metropolitane. Interventi sulla necessità di programmare immaginando una Sicilia che non improvvisa ma che è all’altezza dele sfide. Tornare all’Ars mi riporta a un impegno politico che aveva la centralità delle persone, l’importanza dei territori e l’amore per la Sicilia al centro della sua azione. 

Quali aspettative nutre nei confronti del governo Schifani?

Politicamente abbiamo un governo di destra in continuità con quello precedente, non dico di avere un pregiudizio ma svolgerò il mio ruolo di opposizione. I governi si valutano sulla base delle cose che fanno. Noi, giorno per giorno, verificheremo la loro azione programmatoria e speriamo anche di concreta attuazione e agiremo di conseguenza. Non c’è un pregiudizio iniziale, semmai una riserva frutto della nostra lontananza politica e culturale esistente ma aspettiamo gli atti concreti. Ci auguriamo per la Sicilia che siano atti, che, migliorati dall’azione complessiva dell’Ars, siano utili alla nostra comunità. 

Qualche rimpianto per come sono andate le regionali?

Credo che l’analisi sulle regionali non possa che prendere atto di una campagna elettorale fatta senza alleanze e caratterizzata da una precarietà anche organizzativa. Queste elezioni a livello nazionale e regionale hanno dato un segnale che va subito raccolto da parte della classe dirigente nazionale e regionale. C’è una disaffezione da parte del nostro popolo e una crisi di credibilità, dico parole forse pesanti però che sento. Una crisi non irreversibile, sia chiaro. Ma una crisi di credibilità del partito rispetto alla coerenza, al tessuto ideale e alla nostra storia. Alcuni elettori storici del partito questa volta non ci hanno votato e questo deve farci riflettere.  

Come riparte il Pd a livello regionale?

Noi dobbiamo ricostruire subito. Non cerco capri espiatori, ma ciascuno ha le proprie responsabilità. Ma è ovvio che non possiamo attendere tempi lunghi. Se qualcuno pensa di aspettare, fare prima il congresso nazionale e le liturgie che in genere si mettono campo, sbaglia. Noi dobbiamo ricostruire perché la crisi di identità del partito a livello nazionale, ma soprattutto in Sicilia, necessita di un lavoro di credibilità della classe dirigente. Serve un impegno serio. Probabilmente con modalità ancora più radicali, dobbiamo essere coerente con i principi ispiratori della nostra azione politica. Consapevoli che la Sicilia vive una fase complessa dal punto di vista economico e sociale e che la crisi energetica può creare gravi problemi di tenuta occupazionale. Serve una classe dirigente credibile, all’altezza della situazione e coerente con i principi ispiratori. Dire che il partito può continuare con gli assetti attuali non mi vede d’accordo. Al più presto bisogna mettere in moto una macchina che faccia ripartire il Pd in Sicilia.

E a Catania?

Soprattutto qui. Si è dimesso il segretario provinciale. Ci sono state delle lacerazioni con il tessuto del partito. Anche qui bisogna ricostruire con pazienza cercando di ritrovare credibilità che in alcuni territori è venuta meno. Questo non vuol dire trovare un capro espiatorio.  Dobbiamo avere tutti maggiore generosità e umiltà. Non possiamo dire che le cose sono andate bene: siamo arrivati terzi alle regionali, lo voglio ricordare a qualcuno. È un risultato che dobbiamo considerare purtroppo negativo. Non abbiamo responsabilità sulla fine dell’alleanza con il M5S ma questo ci ha portato a condurre una campagna elettorale non all’altezza della sfida che avevamo di fronte. Ognuno se ne faccia carico con la responsabilità che ha avuto. Ripeto, serve un gesto di generosità che finora non ho visto. Qualcuno sembra arroccato a difendere il fortino. Il fortino non può essere più difeso perché la credibilità agli occhi del nostro elettorato sta venendo meno e quindi dobbiamo reagire tutti insieme con umiltà e generosità. 


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