PALERMO – Evasori, elusori, morosi: il Comune di Palermo dà il via all’offensiva contro chi non paga (o paga solo in parte) le tasse, specie quella sui rifiuti. Un malcostume tipicamente italiano e che riguarda, quindi, anche la quinta città del Paese, come dimostrano i dati di Palazzo delle Aquile. Del resto la promessa del sindaco Orlando è chiara: abbassare la pressione fiscale fin dal 2015, e così l’ufficio Tributi e la Sispi hanno messo in piedi una task-force che avrà il compito di stanare chi ha ancora qualche conto in sospeso. Un’offensiva a tutto campo che, come spiega l’assessore al Bilancio Luciano Abbonato, servirà proprio a far diminuire le tasse: “Per pagare meno, dobbiamo pagare tutti”. Niente vessazioni, dunque, ma un invito a regolarizzare la propria posizione senza attendere troppo tempo (evitando così l’inasprimento delle sanzioni) e soprattutto a cambiare mentalità. “I bilanci dei Comuni saranno sempre più di cassa – spiega l’assessore – per far abbassare la pressione fiscale ed evitare gli accantonamenti è necessario che paghino tutti”.
LOTTA AI “FURBETTI” Il piano di piazza Pretoria prevede alcuni passaggi: si partirà con i morosi della Tares del 2013, poi toccherà agli evasori parziali e totali e agli elusori e non solo del tributo sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Il Comune ha istituito una task-force di 6 persone, oltre ad aver ruotato i funzionari e parte degli impiegati. Dal 24 febbraio partiranno 106mila avvisi per i morosi Tares 2013, prima che arrivi il primo bollettino della Tari 2015, ma il cambio di passo è significativo: chi non pagherà si vedrà presentare il conto nell’arco di un anno. Inoltre, sono in arrivo tempi duri anche per gli evasori parziali e totali, ovvero quelli che dichiarano meno metri quadrati o che sono completamente sconosciuti agli uffici di piazza Giulio Cesare.
Il sistema è quello del “cassone edilizio”: in un palazzo, tanto per intenderci, tutti i piani devono avere la stessa grandezza. Ma in moltissimi casi succede che, stando ai dati comunicati dai contribuenti, i piani dovrebbero essere di grandezza diversa. Praticamente impossibile, segno che qualcuno dichiara qualche metro quadrato in meno. Palazzo delle Aquile ha già raccolto i numeri sul 50% della città, incrociandoli con quelli catastali, e sa dove si annidano le anomalie e in alcuni casi sa anche il piano: in questi mesi assocerà le anomalie a un nome e un cognome. Insomma, tempi duri per i “furbetti” anche dell’elusione, ovvero quando qualcuno dichiara uno stato economico e sociale non corrispondente alla realtà: dice di non essere residente e poi lo è, dichiara di avere una casa a uso stagionale ma non è vero, millanta una povertà che poi non corrisponde alla realtà.
LA MAPPA DEI MOROSI Ma, come detto, intanto si partirà con i morosi della Tares 2013, ovvero quelli che, magari anche per errore, non hanno pagato quanto dovevano. E i numeri sono impietosi: su 118 milioni che dovevano essere incassati, piazza Pretoria ne ha racimolati solo 78. Ben 40 mancano all’appello, con un tasso di morosità pari al 35%. Una morosità diffusa a macchia d’olio in tutta la città, anche nel cosiddetto “salotto buono”, a testimonianza che si tratta più di un fenomeno culturale che economico o sociale.
I morosi però sono più fra le utenze non domestiche, ovvero imprese, partite iva, studi professionali e negozi, che tra quelle domestiche (le famiglie): le prime (25mila su 50mila) hanno un tasso di morosità del 45%, se si considera il dovuto, mentre le seconde (81mila su 277mila) “solo” del 26%.
Numeri messi su una mappa che divide il capoluogo in 2mila micro-zone (quelle censuarie), dando una colorazione in base al grado di morosità: il verde indica un mancato incasso fino al 10%, le gialle tra il 10 e il 20%, le rose dal il 20 e il 30, le rosse tra il 30 e il 40 e le amaranto oltre il 40, con punte anche molto alte. Ci sono poi i punti bianchi, ovvero quelli in cui o non abita nessuno (come il fiume Oreto, la Favorita o le zone montuose) o non “risultano” agli archivi.
La cartina è stata messa a punto dalla Sispi e mostra dati più che interessanti: in pieno centro, Libertà e Politeama, l’amaranto abbonda e non solo al Borgo Vecchio. Le gradazioni che vanno dal rosa al rosso fino all’amaranto abbondano anche nel centro storico, alla Zisa e alla Noce, ma non risparmiano nemmeno Mondello, la centralissima zona dello Stadio, San Lorenzo e Pallavicino. Borgo Nuovo e Cruillas hanno ampie zone amaranto, così come Brancaccio e Ciaculli ma anche Tommaso Natale e Partanna.
In pratica la mappa indica quanto, in percentuale, non viene versato della cifra dovuta, zona per zona: non c’entra la ricchezza del quartiere o il livello di benessere sociale, gli evasori e i morosi sono ovunque, c’è semplicemente dove ce n’è di più e dove ce n’è di meno.
GLI UFFICI Ai Tributi sono state create delle unità operative ad alta specializzazione: una si occuperà di lotta all’evasione, una di ricevimento pubblico e una di gestione delle istanze di agevolazione o variazione. L’obiettivo è smaltire le istanze di agevolazione ed esenzione nel giro di pochi mesi, facendo i dovuti controlli, prima dell’invio del prossimo bollettino. I dati aggiornati e informatizzati, incrociati con quelli delle altre banche dati, permetteranno al Comune di correlare il nome del contribuente all’indirizzo di casa e anche, presto, all’unità catastale, così da verificare eventuali discrepanze tra le superfici reali e quelle dichiarate. L’obiettivo è quello di non far passare troppo tempo prima che l’avviso arrivi a casa del contribuente non in regola, anche perché chi sana la propria posizione entro un anno può godere del ravvedimento operoso e pagare sanzioni al minimo (come per la Tari 2014). Poi scatta una maggioranza del 30%.
“Questo è il primo passo nell’azione di contrasto all’evasione, all’elusione e alla morosità – dice Abbonato – fenomeni ancora radicati, specie per la tassa sui rifiuti. In particolare questo primo passaggio, frutto di un lavoro di alcuni mesi con la Sispi, ci consentirà di contrastare la morosità che è un fenomeno importante, con percentuali di mancati versamenti che superano il 30%. Fino al 2012, con la Tarsu, questa veniva pagata subito dal 55% dei contribuenti; nel 2013, con la Tares, si arriva al 65%: è un passo in avanti, il contribuente è più attento anche per una serie di azioni di contrasto della pubblica amministrazione. Ma i tempi non ci consentono di aspettare cinque anni prima di notificare gli avvisi, ci siamo attrezzati per informare subito il contribuente dell’anomalia dandogli la possibilità di regolarizzare la posizione ed evitando l’accumulo di debito. Palermo, rispetto ad altre città siciliane, è messa certamente meglio, il lavoro sta dando i suoi frutti ma ancora non siamo soddisfatti”.