Il tribunale del riesame di Caltanissetta ha revocato le misure cautelari cui erano sottoposti 4 indagati dell’inchiesta sul calcestruzzo impoverito che nell’aprile scorso fece scattare 14 ordini di custodia cautelare per manager e consulenti della Calcestruzzi spa di Bergamo, ed esponenti mafiosi. La misura dell’obbligo di firma è stata revocata a Gianni Cavallini, 48 anni, di Ravenna, consulente esterno; Elvis Trotta, 40 anni, di Milano, responsabile del controllo di gestione; Carlo Bossi, anche lui milanese di 40 anni, responsabile del controllo di gestione della Calcestruzzi; e Giancarlo Bianchi, 53 anni, di Brignano, consulente esterno, indagati per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi in pubbliche forniture. I quattro inizialmente erano stati sottoposti agli arresti domiciliari, successivamente avevano ottenuto l’obbligo di firma. Adesso il Riesame ha revocato anche questa misura. Il Riesame ha invece respinto l’istanza di scarcerazione per Giovanni Giuseppe Laurino, ex direttore dello stabilimento “Calcestruzzi spa” di Riesi, nel nisseno. Secondo i giudici Laurino sarebbe affiliato alla cosca riesina di Cosa nostra e avrebbe gestito estorsioni e legami tra la mafia e l’azienda bergamasca. Un altro indagato dell’inchiesta “Doppio colpo”, l’imprenditore nisseno Salvatore Rizza, ha invece chiesto l’annullamento degli arresti domiciliari direttamente al Gip, rinunciando di presentare ricorso al Tribunale del riesame. Secondo l’accusa Rizza sarebbe stato uno dei “padroncini” che avrebbe fornito inerti alla “Calcestruzzi” con l’accordo di sovraffatturare i costi delle forniture. Il Gip si è riservato di decidere sull’istanza.
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