PALERMO – “Nuovi” elementi per supportare l’appello della Procura della Repubblica al Tribunale del Riesame. Il trasferimento a Palermo della moglie del manager dell’Asp di Siracusa e una intercettazione a casa di Totò Cuffaro: i pubblici ministeri di Palermo insistono e rilanciano.
Il patto corruttivo che vedrebbe in Cuffaro l’uomo chiave non si limiterebbe al concorso “pilotato” a Villa Sofia. Per quest’ultima vicenda l’ex presidente della Regione è finito agli arresti domiciliari assieme all’ex manager dell’ospedale palermitano, Roberto Colletti, e al responsabile del Trauma Center Antonio Iacono, presidente della commissione del concorso.
La Procura insiste per la corruzione
Il giudice per le indagini Carmen Salustro aveva invece respinto la richiesta di arresto per l’appalto bandito dall’Asp di Siracusa e vinto dalla Dussmann per il servizio di “portierato e ausiliarato”. La Procura ipotizza la corruzione e la turbata libertà degli incanti, ma in questa fase il gip ha riqualificato l’ipotesi in traffico illecito di influenze. Da qui l’appello al Riesame.
Senza la corruzione la richiesta di arresti domiciliari è stata rigettata, tra gli altri, per Cuffaro, per il deputato Saverio Romano, per il direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone e per gli ex rappresentanti della Dussmann, Marco Dammone e Mauro Marchese. A questi ultimi due indagati è stata imposta l’interdittiva temporanea ad esercitare impresa e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Caltagirone “fidelizzato” da Cuffaro
I pm ricorrono al Riesame ritenendo che il giudice abbia commesso degli “errori di valutazione”. Ribadiscono l’accusa che Caltagirone avrebbe ricevuto dei vantaggi, assecondando in cambio i desiderata di Cuffaro che spingeva affinché venisse favorita Dussmann. Innanzitutto, secondo la Procura, “Caltagirone è stato fidelizzato da Cuffaro” che lo ha sponsorizzato, “su indicazione di Romano (per il quale non è stato presentato appello al Riesame)”, affinché ottenesse l’incarico di direttore generale di una importante azienda sanitaria.
L’incontro a casa Cuffaro
Il 3 gennaio 2024 c’è stato un incontro a casa Cuffaro con Caltagirone e l’assessora regionale al Turismo di Fratelli d’Italia, Elvira Amata. Cuffaro avrebbe spinto per inserire il nome di Caltagirone in una “terna” di papabili. Allora era manager all’Asp di Caltanissetta, mentre nel novembre successivo sarebbe stato nominato all’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa.
L’argomento intercettato di fatto anticipa le procedure per la selezione dei futuri direttori generali che la giunta Schifani ha approvato nei giorni scorsi. D’ora in poi sarà, infatti, un organismo a scegliere le terne di candidati da cui l’assessore alla Salute individuerà i nomi manager da sottoporre al governo. La nuova commissione, come annunciato lo scorso 9 dicembre, sarà nominata dal presidente della Regione. Sarà costituita da tre esperti, uno dei quali designato da Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), uno dalla Conferenza dei rettori delle università italiane e uno nominato dallo stesso presidente della Regione.
La terna dei papabili
A gennaio 2024 l’assessora Amata parlava con Cuffaro di “infilarlo nella terna… ora Schifani con cui io parlerò su… secondo me intanto considerato che si parla di terna e di interlocuzione con un rettore è chiaro che il presidente è quello che ha più peso specifico… secondo te può passare quest’ipotesi? Cioè non fargliela sposare ma… alla fine… convincere Schifani…”.
“Però… non lo so… se lo mette nella terna va bene”, aggiungeva Cuffaro. “Lo deve mettere… cioè noi dobbiamo essere sicuri”, aggiungeva l’assessora. “Questo chi? Schifani chiama la Spadari per dire metti… Caltagirone nella terna, equivarrebbe a dire, metti Caltagirone che lo devo nominare – anche se ne mette tre poi lo… la pilotiamo con Schifani la sua nomina insomma non è che…”, aggiungeva Cuffaro.
“La pilotiamo con Schifani”
“Allora io… la conosco molto bene… da tanti anni e circa un anno e mezzo fa… quando lei era solo prorettrice me l’ha chiesto… se volevo andare al Policlinico”, alla discussione interveniva Caltagirone. Ancora Cuffaro: “… anche se ne mette tre poi la pilotiamo con Schifani la sua nomina insomma non è che…”. Amata: “Però l’intervento si deve fare… cioè se pensiamo che Schifani si fa i cazzi… cavoli suoi e non interloquisce… cioè qualcuno ci deve parlare… cioè io ci parlo”.
Cuffaro riteneva che la partita andasse giocata altrove, ad un livello più alto: “Ma secondo me non la devi affidare a Schifani sta cosa… giocatela tu con Schillaci (il ministro della salute Orazio Schillaci ndr)”. L’assessora Amata, che non è indagata per questa vicenda, è coinvolta in un capitolo dell’inchiesta per corruzione che coinvolge, tra gli altri, anche il collega di partito e presidente dell’Ars Gaetano Galvagno.
La moglie di Caltagirone e il trasferimento
I pm ora contestano una nuova “utilità” a Caltagirone. Cuffaro avrebbe “adottato ogni iniziativa per agevolare” il trasferimento della moglie del manager dell’Asp di Siracusa dall’Ast alla Sas. Ad ottobre 2023 Cuffaro è stato intercettato mentre discuteva con Mario Parlavecchio, allora direttore generale dell’Ast. Gli ricordava che “la moglie di Caltagirone… che si chiama Canzoneri” aveva presentato domanda per ottenere la mobilità.
“Io domani vedo Parlavecchio… quella cosa l’hanno fatta?”, chiedeva Cuffaro a Caltagirone. C’erano stati degli attriti, un contenzioso giudiziario scaturito dall’opposizione della donna alla nomina come Rup nella gara per l’affidamento del servizio di brokeraggio assicurativo. La donna riteneva che l’iscrizione all’Albo degli avvocati fosse ostativa per ricoprire quel ruolo.
A metà dicembre, dunque dopo gli interrogatori preventivi, i carabinieri del Ros hanno sentito Parlavecchio come persona informata sui fatti. Ha raccontato dell’interessamento di Cuffaro per il trasferimento. C’era l’assenso della Sas, guidata da Mauro Pantò, indicato dalla di Dc di Cuffaro che, – ha spiegato Parlavecchio – “non ha mai manifestato analoghi interessamenti per la posizione di altri lavoratori dell’Ast”.
Un elemento che secondo la Procura rafforza l’ipotesi, non accolta dal Gip, che la sponsorizzazione politica di Caltagirone fosse portata avanti da Cuffaro per trarne vantaggio in futuro. Un vantaggio che si sarebbe concretizzato nell’appalto Dussmann. Caltagirone “impose alla commissione di procedere con il rinvio della gara pur non avendo alcuna legittimazione a farlo”.

