PALERMO – Accusò due “colleghi” di esercitare abusivamente la professione di dentista. L’odontoiatra Mario Imburgia è stato condannato a un anno e quattro mesi, pena sospesa, per calunnia. Dovrà anche risarcire sedici mila euro ai presunti calunniati.
Era stato lui, infatti, a inviare agli Ordini dei medici di Palermo e Trapani, all’Associazione Italiana Odontoiatri e alla Commissione Albo Odontoiatri di Trapani una serie di e mail per “incolpare Giuseppe e Domenico Genduso di eseguire interventi chirurgici di implantologia e di protesi senza avere i titoli necessari”.
Un tempo erano stati grandi amici, poi il corto circuito seguito dalle e mail che Imbrugia spediva sotto il falso nome di Gabriele Rizzo. Fu lo stesso Imburgia a riconoscerne successivamente la paternità. Sebbene avesse ammesso di essere stato “poco elegante” disse di averlo fatto solo per difendere la categoria dagli abusivi. Le sue lettere furono pure trasmesse ai carabinieri del Nas.
La complicata questione ruotava attorno al cambio in corsa della regole professionali. Prima i medici laureati in Chirurgia potevano esercitare la professione di odontoiatra frequentando degli appositi corsi di specializzazione. Poi, le cose cambiarono: ci si doveva laureare alla facoltà di Odontoiatria. I Genduso per un periodo si sarebbero trovati in una sorta di terra di mezzo. Imburgia lo segnalò agli organismi di categoria, alcuni dei quali avevano essi stessi sollevato delle perplessità sul percorso di studi dei Genduso. Ecco perché, secondo i difensori, non si configurava l’ipotesi di calunnia. In subordine le e mail non potevano essere considerate oggetto di calunnia visto che Imburgia non era a conoscenza che i destinatari ricoprissero il ruolo di pubblici ufficiali.
Il risultato è che i Genduso, parte civile con l’assistenza dell’avvocato Franco Inzerillo, svolgono, regolarmente e a pieno titolo, l’attività professionale mentre Imburgia è stato condannato per calunnia. I suoi legali faranno certamente appello contro la sentenza del giudice Annalisa Tesoriere.