“Cambiamo la legge sui pentiti” - Live Sicilia

“Cambiamo la legge sui pentiti”

Marcello Dell'Utri
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Lui, nell’occhio della bufera da quando sono stati rese note le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, si siede di fronte Lucia Annunziata – nel programma “In ½ ora” – e dice la sua. “Io ho un evidente conflitto d’interessi ma dico che la legge sui pentiti dovrebbe essere modificata. Lo chiedo a nome delle migliaia di persone che hanno avuto la vita rovinata dai collaboratori e sono state assolte… i pentiti sono utili ma vanno regolamentati”. Marcello Dell’Utri, imputato per concorso esterno nel processo d’appello a Palermo, prova a difendersi dalle accuse piovute sul suo capo e su quello del premier Silvio Berlusconi. Accuse pesanti, come quelle di essere stati il referente piolitico di Cosa nostra nell’epoca post-Dc, guarnita dalle bombe scoppiate in giro per l’Italia. “Basterebbe copiare le norme in vigore negli Usa – continua il senatore del Pdl – come è ammissibile che dopo 15 anni uno si alzi e dice ‘Berlusconi e Dell’Utri…’. Perché non ha parlato prima?”.

E il 4 dicembre il grande accusatore Spatuzza sarà in aula a confermare, presumibilmente, le accuse verbalizzate dai magistrati di Firenze, Palermo e Caltanissetta. Dell’Utri si chiese “come ci si può difendere da uno come Spatuzza che dice falsità o sciocchezze, che però sono ben confezionate e che fanno danno finché durano?”. Perché secondo il fondatore di Forza Italia i magistrati usano con disinvoltura la tecnica della “convergenza del molteplice” e dice: “Cercano di attaccare Berlusconi nel suo patrimonio”. No indietrggia neanche nelle sue dichiarazioni più criticate. “Confermo che Vittorio Mangano è stato un eroe perché in carcere fu invitato a parlare di me e di Berlusconi con la promessa di andare a casa…”.

Nel mirino anche il reato di concorso esterno. Dell’Utri attacca Magistratura Democratica. “Vi sono collegamenti fra i pm, di procure diverse alla ricerca affannosa di pentiti da incentivare”. E prova a spiegarsi citando Plinio Il Giovane. “Scriveva che la lesa maestà è il reato che consente di incriminare chi non è un criminale. Lo stesso vale per il concorso esterno”.


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