CATANIA – <
Che sono supportate da elementi documentali come ad esempio, riferendosi solo alle più significative:
– le numerosissime dichiarazioni di disconoscimento di adesione da parte di imprese, anche pubbliche e di notevolissime dimensioni, che si sono ritrovate a loro insaputa inserite in elenchi presentati da associazioni di categoria come Confcommercio, Confesercenti, Cidec, Assotir ed altre ancora;
– i 17.030 casi nei quali una stessa impresa è stata dichiarata aderente a più associazioni, anche fino a cinque associazioni;
– le numerose irregolarità nella gestione della procedura da parte del responsabile del procedimento, dott. Alfio Pagliaro, come la determinante riduzione dei dati sugli addetti – con tagli irregolari di oltre 20.000 addetti ad uno schieramento -, la fantasiosa interpretazione delle norme sulla piccola impresa – che ha escluso del tutto uno schieramento da questa specifica competizione -, la paradossale applicazione delle procedure dei controlli – che ha avuto l’effetto di tagliare 5.411 imprese ad uno schieramento e di aggiungerne, si, di aggiungerne, due a quello concorrente.
E insieme ad esse altre ancora che hanno tutte avuto un effetto a senso unico, che ha avvantaggiato una parte a discapito dell’altra con l’effetto sostanziale, dimostrato dai dati, di un vero e proprio ribaltamento delle forze in campo.
Della vicenda si sta occupando la Magistratura penale e quella amministrativa e ad esse affidiamo con piena fiducia la valutazione dei fatti.
È forse tuttavia utile che l’opinione pubblica abbia anche una visione più ampia.
È, infatti, ancora più grave il fatto che questo processo di accorpamento delle Camere di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa, è stato pressoché integralmente gestito da commissari nominati dal governo regionale. Ed è bene a tal proposito ricordare che, per ciò che riguarda la Camera di Commercio di Catania, quella tra le tre di peso di gran lunga maggiore, tale commissariamento è stato generato dalla scelta dello stesso governo di non procedere, nel 2014, al dovuto completamento del relativo consiglio camerale, che era stato costituito a seguito di sentenze del TAR e del CGA, Consiglio che nei fatti è tutt’oggi in carica non essendo intervenuto alcun atto amministrativo di revoca. Quel consiglio, a riprova dell’effettiva consistenza delle forze in campo, vedeva lo schieramento della Confcommercio e della Confesercenti fortemente minoritario, con soli 12 consiglieri su 33. La Confcommercio e la Confesercenti, fecero dimettere i propri rappresentanti e la regione non procedette con sostituzione dei dimissionari, avviando invece la gestione commissariale, così impedendo alla legittima maggioranza di esprimere gli organi camerali e gestire il processo di accorpamento.
Oggi come allora i beneficiari sono sempre gli stessi, la Confcommercio, la Confesercenti e le sigle ad esse collegate. E’ solo un caso?>>
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