Capizzi, Giuseppe e la strage infinita

La strage infinita

Giuseppe, a sedici anni, è l'ultima vittima
IL DELITTO DI CAPIZZI
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Stavamo facendo i conti con la strage di Monreale e l’uccisione di Andrea, Massimo e Salvatore, quando siamo stati investiti dall’omicidio di Paolo, in un’altra notte di follia, nel cuore della movida palermitana. Pensiamo a Paolo e, adesso, irrompe, suo malgrado, Giuseppe, ucciso a sedici anni, ‘per sbaglio’, nel Messinese.

Forse, il modo più sincero per raccontare questa terribile serie di giovani vittime è la sottolineatura di uno sgomento comune. Ci sentiamo presi alla gola da un tempo di sangue innocente. Ci rivolgiamo con affetto impotente alle madri e ai padri straziati. Vorremmo agire, promuovere un cambiamento, ma la verità è che nessuno nemmeno immagina una svolta.

Allora, scriviamo, con una dolorosissima spossatezza, il nome dell’ultima vittima, Giuseppe Di Dio. Ci troviamo davanti a scene risapute. La deplorazione, l’indignazione, la rabbia, le promesse, gli impegni. Intanto, siamo sopraffatti dalla percezione di una estrema vulnerabilità.

Le ricette invocate, davanti a episodi diversi, con un tragico comune denominatore di ragazzi morti ammazzati, spaziano dalla richiesta di una maggiore sicurezza alle riflessioni sul sistema educativo da correggere. Parole in buonafede che, nella loro evidente inadeguatezza, aumentano il malessere.

Non troviamo una via d’uscita, presi nel terrore di una strage infinita: dobbiamo ammetterlo. Non abbiamo idee adeguate al contesto e non sappiamo che fare. Questa, forse, è la nostra colpa più grave.

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