Non c’è traccia del provvedimento che dovrebbe consentire il trasferimento di Francesco Cardella. Nonostante le richieste avanzate dall’ufficio del Garante dei diritti dei detenuti, nessuna risposta dal Dap (il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) è ancora arrivata sulla scrivania di Salvo Fleres.
La prima richiesta del trasferimento in un istituto penitenziario palermitano di Cardella, il detenuto a Paola che ha perso le figlie in un incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria, era partita dall’ufficio del garante dei detenuti lo scorso 4 luglio, su richiesta dell’avvocato della famiglia Cardella. “È inutile dire – si legge nella richiesta di trasferimento inoltrata da Fleres al Dap – che al dolore per la perdita dei familiari, Cardella vive anche un profondo senso di colpa dovuto proprio al fatto che il tutto si è verificato per via del suo stato di detenzione”.
Fatto sta che quella lettera non ha mai ricevuto risposta. Fino all’inizio di questa settimana, quando Livesicilia ha abbracciato l’appello della compagna di Cardella, Antonella Laurendino, chiedendo che Francesco sia riportato in un istituto penitenziario palermitano, in cui scontare gli ultimi mesi di pena. Lo scorso 25 luglio, il sollecito di trasferimento. Il Garante dei diritti dei detenuti ha nuovamente inoltrato la missiva al Dap, mentre Livesicilia continuava a raccogliere adesioni alla campagna per Francesco. Ieri sera l’annuncio: Cardella tornerà a Palermo. Ma resta il nodo dei tempi. Nessuna conferma ufficiale, ma si vocifera che non passerà meno di una settimana prima che Francesco rientri in un carcere palermitano.
I passaggi burocratici a questo punto sono: la trasmissione del fax con l’autorizzazione al trasferimento dal carcere di Paola a un istituto palermitano. Contestualmente la stessa missiva inviata dal Dap deve essere ricevuta dal Provveditorato regionale, che comunica la destinazione al direttore del penitenziario (probabilmente si tratterà del Pagliarelli).
Soltanto allora bisognerà predisporre il trasferimento, concordato con la Polizia penitenziaria. Ma intanto dal 4 luglio – data della prima richiesta recapitata al dipartimento penitenziario – sono già passati 23 giorni. E, a quanto pare, ne passeranno ancora.