Carini, l'arresto di Palazzolo. Ex sindaco La Fata: "Mai contatti con mafiosi" - Live Sicilia

Carini, l’arresto di Palazzolo. Ex sindaco La Fata: “Mai contatti con mafiosi”

"Pronto a incontrare i magistrati"

“Ho appreso con grande stupore che – secondo delle supposte dichiarazioni rese da taluni collaboratori di giustizia – ci sarebbero stati dei contatti tra la mia persona e dei presunti esponenti mafiosi locali, avvenuti per il tramite del signor Giovanni Palazzolo”. Inizia così la nota dell’ex sindaco di Carini, Gaetano La Fata inviata, tramite gli avvocati Rocco Chinnici, Francesco Foraci e Luigi Varotta – dopo l’arresto di Palazzolo e le ombre sull’ingerenza mafiosa nelle scelte comunali.

“Mi auguro vivamente che la magistratura possa fare chiarezza sul punto e mi dichiaro fin da adesso pienamente disponibile a collaborare con gli organi inquirenti – prosegue – al fine di fornire elementi utili alle indagini”.

La Fata, di cui Livesicilia non aveva fatto il nome, spiega di avere conosciuto Palazzolo nel 2020 solo perché sosteneva uno dei tanti candidati, poi eletto in una delle tante liste collegate alla coalizione: “Fatta eccezione per questa parentesi elettorale, non ho mai avuto rapporti di alcun tipo con l’imprenditore oggi indagato e non l’ho mai ricevuto nei miei uffici, né mai mi sono intrattenuto con lo stesso al di fuori delle ordinarie occasioni pubbliche che caratterizzano la normale attività istituzionale di un sindaco”.

“Ci tengo a precisare, inoltre, che durante il periodo in cui ho avuto l’onore e l’onere di essere primo cittadino, ho fortemente contrastato il fenomeno mafioso con tutti gli strumenti di cui potevo, in funzione del mio ufficio, servirmi”, aggunge.

Ed elenca le cose fatte: “Ho istituito nel Comune di Carini, per la prima volta, un Ufficio destinato all’acquisizione al patrimonio del Comune dei beni confiscati alla mafia; proprio grazie al lavoro di questo ufficio e su mia personale iniziativa tra gli oltre 20 immobili acquisiti dal Comune tra il 2000 e il 2010, sono stati sottratti beni al sig. Vincenzo Pipitone (che secondo le dichiarazioni pubblicate sarebbe l’uomo che intratteneva contatti con me) e al sig. Angelo Antonino Pipitone (padre del collaboratore di giustizia che ha reso le dichiarazioni di recente pubblicate). Proprio quest’ultimo bene, fu oggetto di un procedimento di sgombero da parte dei vigili urbani, perché appurammo, attraverso un opportuno sopralluogo a cui partecipai personalmente – insieme ai tecnici comunali – che esso, nonostante fosse già confiscato e gestito da un amministratore giudiziario, di fatto era ancora in mano al padre mafioso dell’odierno collaboratore di giustizia, perché occupato da una attività commerciale abusiva. Pertanto, informai tempestivamente il Prefetto di Palermo di allora e ordinai lo sgombero immediato dei locali. Successivamente assegnammo il bene ad una associazione di volontariato locale che ne fece richiesta.
Nessuno di questi signori, ha mai frequentato la mia abitazione o i miei uffici”.

Riguardo alle dichiarazioni sulla variazione della destinazione d’uso del terreno dove è sorto il centro commerciale Poseidon, La fata precisa: “Non ho mai ricevuto richieste o pressioni di alcun genere da parte di qualcuno, anche perché la complessa procedura, propedeutica all’ottenimento della variante urbanistica (indicata erroneamente come lottizzazione nelle dichiarazioni pubblicate), richiede l’intervento di enti sovracomunali (Provincia, Soprintendenza, Genio civile, Anas, tra quelli che mi ricordo); mentre per la variante urbanistica la competenza esclusiva è del Consiglio Comunale. Pertanto, non avendo avuto alcun tipo di ruolo nella vicenda, non avrei avuto neppure titolo per prendere accordi”.


Ed ancora: “La variante al piano regolatore che consentì poi la realizzazione del Centro commerciale è stata approvata nel giugno del 2006, con un’ampia maggioranza dei componenti del Consiglio comunale, ben più estesa della mia ‘parte politica’ (votarono a favore anche alcuni consiglieri di opposizione), mentre si registrarono soli due voti contrari e tre astenuti. Ci tengo a evidenziare, inoltre, che il “Poseidon” fu inaugurato dopo che avevo terminato il mio incarico di sindaco. Ciò precisato, nel ribadire con fermezza la mia totale estraneità alle insinuazioni riscontrate nelle parole dei dichiaranti riportate negli articoli letti, preciso di aver sempre amministrato la cosa pubblica per passione e in nome del bene comune e di aver provveduto al benessere della mia famiglia soltanto grazie alla mia professione di medico”.

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