CARINI – Sembrava una discussione come tante. Se ne verificavano spesso nell’abitazione della famiglia Bologna, ma stavolta la lite è sfociata nel sangue. Francesco Bologna, 70 anni, è morto colpito da una coltellata sferrata dalla figlia Stefania: la tragedia si è consumata nel primo pomeriggio. Dal balcone al primo piano di una palazzina di corso Garibaldi a Carini, tutti hanno sentito le urla disperate della madre, è stata lei a chiedere aiuto, a vedere il marito ormai privo di sensi sul pavimento e in una pozza di sangue.
Quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto non c’era già più niente da fare. Alla base della discussione tra padre e figlia, che soffrirebbe di problemi psichici, l’utilizzo del computer. Francesco Bologna avrebbe chiesto alla figlia di evitare di utilizzare troppo internet. Ma la discussione sarebbe degenerata, fino a quando la donna, che ha 38 anni, non ha impugnato il coltello e sferrato il colpo mortale. I carabinieri di Carini l’hanno condotta in caserma e dopo l’interrogatorio, come disposto dal pm Piero Padova, è stata sottoposta a fermo per omicidio volontario e trasferita al carcere Pagliarelli. Nel frattempo la notizia ha fatto il giro del paese alle porte della città: in molti conoscono la storia della famiglia Bologna, che si era trasferita nella palazzina in cui è avvenuta la tragedia soltanto da alcuni mesi.
“Litigavano continuamente. Spesso sentivamo le urla” racconta un vicino di casa della donna che descrive il clima teso che c’era in famiglia”. “Il signor Bologna, la moglie e la figlia abitavano qui da sei mesi. Stefania era l’unica di tre figli a vivere ancora coi genitori. Fino a poco tempo fa la loro casa si trovava nella zona delle case popolari, dove Stefania non voleva stare”. A raccontarlo è Salvatore La Barbera, ex vicino di casa del settantenne oggi pomeriggio ucciso a coltellate dalla figlia.
“Erano stati costretti ad andare via da lì – aggiunge – perché la ragazza ha tentato più volte di gettarsi dal balcone. Spesso li abbiamo aiutati ed abbiamo evitato che si verificasse la tragedia. Stefania purtroppo ha sempre avuto problemi, trasferirsi qui credevano fosse la soluzione. Il signor Bologna era una bravissima persona. Quando passavo da qui mi capitava di vederlo seduto sul balcone che fumava una sigaretta. Una persona pacifica, che nella vita si era dedicata alla moglie e ai figli”.
“Le liti erano all’ordine del giorno – dice una donna che abita nella palazzina accanto al luogo della tragedia – purtroppo sentivamo spesso le urla, ma non avremmo mai immaginato che si sarebbe arrivati a tanto”. E invece è bastato un rimprovero a far degenerare una situazione che da tempo, ormai, era diventata difficile da gestire. Al punto che la sera prima dell’omicidio Stefania si sarebbe confidata con un parente, al quale avrebbe parlato della propria insofferenza nei confronti dei genitori.