“Io so come è andata, perché di derby ne ho giocati da calciatore, da allenatore, ne ho vinti, ne ho persi, ne ho visti proprio de tutti i colori. A Roma contro la Lazio, a Lecce contro il Bari, a Brescia contro l’Atalanta. Adesso se deve ricominciare… e la gente di Palermo deve perdonare la sua squadra, se fa così, così se riparte…”. Carletto Mazzone, dall’alto delle sue 792 presenze sulle panchine di serie A (record assoluto, 5 in più del leggendario Nereo Rocco), ha un bagaglio d’esperienza tale che gli permette di giudicare, bacchettare bonariamente e ricordare pezzi di una carriera inimitabile. “Non penso di potere dire qualsiasi cosa – spiega Carletto – però credo di avere conquistato il rispetto di tanti nel mondo del calcio. Sono trasteverino di Vicolo del Moro, magari non so nulla di Hemingway, però sono un uomo fortunato”.
Dopo alcune ore di inseguimento, un telefonino che fa le bizze, l’impossibilità di parlare perché Sor Carletto, classe di ferro 1937, ancora guida – ma non ha il viva voce – alla fine l’intervista si fa. Anche grazie all’angelo custode di Mazzone, la moglie Maria Pia, che lo riaccoglie in casa, nella villetta bifamiliare in via Menotti 13, a Monteverde, una bella zona residenziale che guarda dall’alto il centro di Ascoli, la città che da decenni ha adottato Mazzone.
Mazzone, la città di Palermo si è risvegliata con quattro sberle dai rivali di sempre…
“Ammazza… per i tifosi e per il vostro presidente sarà stata una tramvata…”.
Uno 0-4 al Barbera era difficilmente prevedibile…
“Ha sorpreso anche me. Tanti gol e tutti da una parte non si aspettano in un derby. Adesso bisognerà fare buon viso a cattiva sorte”.
Secondo lei che errore hanno commesso gli uomini di Ballardini?
“Non so, possiamo dire tutto e non scopriremo mai la verità. Il Catania è stato più umile e motivato, il Palermo forse un po’ presuntuoso. Tanti elogi ai rossazzurri, ma guai ai vinti. La verità e che se stessimo a parlare per ore non verremmo a capo di niente, non si troverebbero ragioni valide. Però le racconto una storia…”
Mi racconti…
“Nella settimana alla vigilia di un derby fra Roma e Lazio gli altri straparlavano. Nel senso che loro erano uno squadrone e noi solo un branco di pippe, a cominciare dal sottoscritto. Io ogni santo giorno ritagliavo i titoli e le interviste dai giornali e attaccavo tutto alle pareti del mio spogliatoio. Gli altri straparlavano, dicevano che il loro allenatore, Zeman, era un professore, uno scienziato e che io ero troppo ruspante. E continuavo ad attaccare giornali negli spogliatoi. Lo sa come è finita? Alla fine i laziali piangevano, abbiamo vinto 3-0, colpito due pali e una traversa. Nun so se me spiego…”.
Si spiega benissimo, il Palermo è uscito con le ossa rotte come quella Lazio…
“Ecco, adesso tutto l’ambiente, squadra, allenatore, società e tifosi devono sbollire. Soprattutto la gente, deve sbollire e perdonare i giocatori. Sennò diventa un problema psicologico e diventa difficile per i giocatori andare a fare la spesa o comperare un giornale…”.
Zamparini ha già deciso silenzio stampa e ritiro a Coverciano, in vista della prossima gara con la Fiorentina. La mossa giusta?
“Sì, in questo caso i ritiri danno solo benefici, vedrete che il Palermo si rialzerà”.
Lei è super esperto di derby. Quello che è rimasto nella memoria collettiva è il 3-3 fra il suo Brescia e l’Atalanta nella stagione 2001/02. Dopo il pareggio dei suoi, firmato da Baggio, ha mantenuto la promessa di andare sotto la curva atalantina che non aveva smesso di coprirla d’insulti….
“Derby ne ho anche persi, ma quella non la ritengo una sconfitta. Mi hanno squalificato, hanno detto che la mia reazione era stata esagerata e troppo sanguigna. Ma non è vero. Nun se po’ accettà una cosa del genere. Offendevano i miei genitori, pace all’anima loro. Io ho sempre rispettato tutti e per questo ho sempre preteso rispetto. Nel calcio si dà per scontato che si può insultare impunemente chiunque e che qualsiasi violenza è tollerabile, ma non è così”.
Dopo lo 0-4 i tifosi del Palermo hanno contestato la squadra…
“Lo so, ma c’è modo e modo. E ho visto che tutto sommato la protesta è stata civile. A Roma, in Puglia e credo anche in Sicilia ci sia rivalità di tipo sportivo. In Lombardia, invece, non è così. Il derby fra Brescia e Atalanta era carico d’astio fra genti di province diverse, il calcio lì è solo una scusa per litigare…”.
Un messaggio ai suoi colleghi Ballardini e Zenga?
“Li ammiro tutti e due, perché a differenza di altri hanno fatto la gavetta. A Ballardini dico solo che i grandi allenatori si vedono nei momenti di difficoltà. A Zenga faccio i complimenti, ma gli dico di volare basso, in momenti così è facile farsi prendere la mano. Nessuno deve dimenticare che nel calcio le cose cambiano in fretta e prima o poi, per fortuna o purtroppo, arrivano le rivincite…”.