Caro Biagio, l’assenza è una cosa che viene con il tempo. C’è il chiudere gli occhi, un addio terreno. E hai l’impressione di stare ancora accanto a chi non c’è più, perché il sentimento divampa. Anzi, l’amore e l’affetto rendono quel legame ancora più forte, nel frangente del distacco. Non ci siamo mai sentiti vicini a te come quando potevamo vederti di rado, perché protetto dalla porta di una stanza-infermeria nelle ore più dure.
E, quando, infine, abbiamo varcato quella soglia, ci è sembrato di essere stati da sempre in quel luogo con te. E ti abbiamo visto, mentre pregavamo, nel letto in cui hai salutato la vita. Ognuno di noi dice a se stesso di essere stato riconosciuto, nella carezza del commiato. Forse è una illusione. Ma io ho avuto proprio l’impressione di scorgere un mezzo sorriso e un guizzo, nei tuoi occhi, mentre ti cercavo la mano con le mie mani e Francesco sussurrava: “Biagio, è venuto a trovarti Roberto”. E quel mezzo sorriso me lo porterò addosso e nel cuore come una benedizione.
Sperimentiamo la tua mancanza, ora che non siamo più con te, ora che non c’è più la fiaccolata fraterna della processione fino in Cattedrale e che anche l’abbraccio infinito del funerale si è disciolto. Chiunque va per la sua strada, ma il dolore serve a ricordarsi di avere qualcosa che batte, dentro, e che trattiene i cari volti, come il tuo Biagio. Per tutta Palermo sei uno di famiglia. Sarai uno da ricordare nelle preghiere, il giorno dei morti, quando, in certe case, anziani e bambini sostano davanti a un mobile che raccoglie le foto dei defunti. Sarai nei pensieri e nei sentimenti. Questa è intanto l’immortalità che hai guadagnato. Confidando nel dono supremo.
Cosa manca adesso di te, in modo cocente? La risposta pubblica – che si riferisce al tuo essere Biagio Conte, un angelo in terra, l’amico degli ultimi – è nota. Poi, ognuno ha la sua dimensione intima e può parlare per sé. Io so già cosa mi manca, Biagio. Mi manca la tua risata che era il manifesto dell’innocenza di un bambino. La tua risata più felice quando tu, come un bambino, schermavi gli occhi con le mani, per il pudore di ridere. Ecco, con tutto il resto, questo è quello che mi manca di più. Adesso che ti immagino proprio che ridevi e contagiavi di gioia chi ti stava intorno. E a pensarci ancora si ride. Mentre si piange. (Roberto Puglisi)