PALERMO- E’ scritto nell’intricato e imperscrutabile libro del destino che quest’anno ci toccherà di soffrire fino all’ultimo minuto dell’ultima partita per poi finalmente esultare e gridare: “Siamo salvi!”. Ma per arrivare a tanto, noi tifosi non dobbiamo mai dimenticare il nostro principale dovere: quello di andare allo stadio e sostenere la squadra fino al 90’. E invece ieri per la prima volta, da che la memoria mi assiste, ho visto uno stadio più vuoto che pieno contro una cosidddetta “grande”: il Milan. E mi si è stretto il cuore perché ho pensato: “La gente non ci crede più, la gente non ne vuol più sapere di questo derelitto Palermo, che, malgrado l’ottimo lavoro fin qui svolto da Gasperini, resta inchiodato all’ultimo posto della classifica”. E, istintivamente, mi sono ribellato e ho avuto l’ennesima conferma che, invece, i tifosi, quelli veri, quelli che tali sono rimasti anche durante il trentennio delle vergogne (’73 -‘2003), erano tutti lì, al posto loro, a gridare senza tregua “Forza Palermo”, sin dal primo minuto di gioco, fermandosi solo al triplice fischio finale.
Ma dicevo del destino cinico e baro, che ieri si è presentato col suo ghigno beffardo, gettandoci tutti nello sgomento quando il buon Gasperinmi, di solito così attento e puntuale anche dalla panchina, ha tolto Brienza, subito dopo il suo magnifico gol, e lo ha sostituito con Giorgi. Sono rimasto di stucco e, con me, io credo, tutto lo stadio: non si è levato dagli spalti un lungo “ooohhh” di stupore solo perché, come me, sono rimasti tutti increduli e impietriti. Che gli è passato per la testa?, mi son chiesto. E poi ho anche sbraitato (così faccio davanti al mio Palermo, quando qualcosa mi va storto, dovunque mi trovi, allo stadio, in tribuna stampa o a casa, davanti alla tv): “E ora che facciamo, ci rintaniamo per quaranta minuti davanti a Ujkani?”.
Ne ho viste di partite in vita mia e non solo tutte quelle del Palermo e so che cominciare a difendersi dopo avere attaccato e segnato due volte e manca ancora mezza partita alla fine, è un errore marchiano. E Gasperini, il buon Gasperini, ci è cascato in pieno, nella trappola tutta strategica e tatticistica che gli fa pensare. “Vinco 2-0, ora bado solo a contenere e a colpire in contropiede!”. Insomma, tira delle conclusioni affrettate e non pensa che dall’altra parte c’è un avversario che ha in panchina fior di giocatori, in grado di incidere fortemente sull’esito della partita. E, infatti, entrano Bojan e Pazzini, due punte di valore indiscusso, il primo un “eversore” agile e veloce e l’altro un ariete d’area di rigore. E il Palermo, invece, che può opporre a questa versione riveduta e corretta del Milan? Poco o nulla anche perché, proprio per la sostituzione di Brienza e l’ingresso in campo di Giorgi, il baricentro della squadra arretra di una ventina di metri e di contropiede manco a parlarne, visto che Miccoli viene abbandonato lì davanti e non c’è più Brienza che può offrirgli qualche buona palla. Insomma, è bastata una mossa sbagliata di Gasperini da una parte ed un’altra azzeccata di Allegri, dall’altra, perché la partita cambiasse radicalmente e se ne impadronisse totalmente quel Milan che pure, nel primo tempo, era stato annichilito dalla velocità, dall’aggressività e dalla corsa dei nostri baldi rosanero. E dire che alla fine, come accade purtroppo sovente agli allenatori, quando le cose vanno male, Gasperini si è lamentato del fatto che “la squadra ha avuto paura e, arretrando troppo davanti a Ujkani, ha consegnato partita e pareggio al Milan”. Ah, la squadra ha avuto paura, e tu, invece?
Ma non voglio dilungarmi oltre sulle decisioni “sfortunate” prese da Gasperini sul 2-0, non sarebbe giusto, perché sbagliare succede a tutti, giocatori, allenatori, arbitri, quindi perché non deve succedere a lui, che non ha colpe specifiche sul fatto che se fa un cambio, nove su dieci, lo sbaglia, visto il modesto livello tecnico della sua squadra. Insomma, se in campo metti i migliori undici e a un certo punto vuoi fare un cambio, nove su dieci chi subentra non è all’altezza: e questo è un fatto incontrovertibile! Fermo restando che Brienza stava giocando bene e non c’era motivo alcuno di farlo uscire.
E voglio concludere il lungo ( e tormentato) ragionamento, citando un vecchio proverbio siculo: “’U cani muzzica ‘u chiù sfardatu”, nel senso che Bojan giusto ieri ha sfoderato la sua miglior prestazione, da quando è arrivato in Italia: prima alla Roma e fin qui al Milan non ha mai fatto sfracelli. Tanto che la Roma lo ha dato in prestito ai rossoneri e al Milan Allegri lo ha tenuto quasi sempre i n panchina. Evidentemente, perché non aveva mai convinto. Ieri, invece, che succede? Succede che Bojan sfodera il meglio del suo repertorio, finte e controfinte, velocità e dribbling, cross e assist in serie. Costui, con la sua incontenibile vivacità, fa subito ammonire Garcia e, uscito quest’ultimo, il suo sostituto, Cetto. Insomma, sconquassa la difesa rosanero, che era stata impeccabile a Siena e, in precedenza, sempre ben schierata e attenta. La punta rossonera prima fa segnare Montolivo, rimasto libero nel cuore dell’area rosanero, perché si erano tutti perduti dietro i dribbling ubriacanti di Bojan; poi da un suo cross forte e radente e la respinta in uscita volante di Ujkani, colpisce al volo El Sharawui e fa il 2-2. Prevedibile. Direi, anzi, inevitabile e a quel punto si è temuto fortemente di perderla, la partita. Quella stessa partita che sembrava nelle nostre mani almeno fino al gol di Brienza.
Che peccato! Che spreco! E pensando che comunque si è pareggiato contro una grande, seppure in declino, si può aggiungere: meglio un brodino che niente, meglio un punto che zero. Ma sono, codeste, le meste riflessioni di un tifoso amareggiato, che si era abituato a giocare alla pari contro chiunque, andare a Torino contro la Juve e batterla, ospitare il Milan (quello di una volta, quello degli Ibrahimovic e dei Thiago Silva) e vincere e invece ora deve accontentarsi di un pareggio e consolarsi pensando che, dall’avvento di Pietro Lo Monaco, non si è più persa una partita. E pensando, altresì, che con Pietro Lo Monaco il mercato di gennaio sarà provvidenziale per restituire al Palermo il ruolo che gli compete.