I cronisti che all’epoca consumavano le suole sul marciapiede tramandano l’aneddoto risalente agli anni dei morti ammazzati di mafia un giorno sì e un altro pure. La sparatoria a Palermo aveva lasciato in terra un altro corpo crivellato. Il grande medico legale dal doppio cognome come sempre arrivò a lampo sulla scena del delitto, infilò i guanti e si chinò sullo sfortunato. Udendo così un sofferto rantolo del medesimo. E a quel punto vuole il leggendario apologo che, sfilandosi i guanti, il nobile clinico con distaccata flemma esclamasse: “Quest’uomo è vivo. Chiamate un medico”.
Caro presidente Giovanni Ardizzone, ci perdoni la divagazione, ma nel nostro caso ci pare fin troppo evidente che il medico non serva più. Il morto è morto e come tale si mostra ai siciliani. Il morto è l’Ars, quel consiglio regionale che la magniloquenza dell’autonomia ci fa chiamare Parlamento, e che da mesi boccheggia senza riuscire a far nulla se non costare soldi, anzi, soldoni ai siciliani. Tanto che lei stesso, presidente, che è politico abituato a parlare pane al pane e vino al vino, ha detto in questi giorni una frase del tipo “siamo ostaggio degli assenti”.
Sì, perché è curioso come i deputati facciano carte false per riuscire a entrare a Palazzo dei Normanni salvo poi mostrare una certa insofferenza nel frequentarlo. A Sala d’Ercole in questi giorni si è fatto vedere solo un pugno d’amici. Faceva caldo, è vero, ma il risultato è stato l’ennesimo rinvio di un Parlamento che da mesi non riesce a fare praticamente nulla. E che in questa disgraziata legislatura, almeno da un certo momento in poi, si è ridotto solo a scrivere e riscrivere finanziarie o a mettere pezze a leggi pasticciate e impugnate.
Abbiamo dato, presidente. Non è mancato il suo impegno in questi anni per difendere il decoro e il prestigio delle Istituzioni. Ma proprio per salvarle dall’ennesima vergogna, forse sarebbe il caso di fare qualcosa. E cioè prendere atto del decesso di quest’Assemblea in un sommario esame necroscopico e agire di conseguenza.
Liberate gli ostaggi, scioglietela questa inutile Assemblea, mandate in naftalina questa sventurata legislatura, ponete fine a questo indecoroso spettacolo di banchi vuoi e pasticci. Sì, mancano solo tre mesi al voto, sì, siamo forse fuori tempo massimo, ma farsi da parte adesso, magari rinunciare a una sola mesata di stipendio, forse potrebbe aiutare questa deputazione a salvare la faccia. Non si intende più partecipare ai lavori d’Aula? Si sciolga l’Ars in extremis e chiudiamola qui.
Non si può? Non si vuole? Bene, allora, in quel caso, caro presidente, voglia accogliere una provocatoria richiesta. Li mandi tutti in vacanza i suoi colleghi. Non convochi più il teatrino di Sala d’Ercole. Spegnete tutto e chiudete baracca fino a novembre. Fateci risparmiare almeno i soldi della luce.