Caro Samuele, diventerai padre - Live Sicilia

Caro Samuele, diventerai padre

È stato sufficiente leggere il titolo, origliare qualche parola volante per far nascere in noi il disgusto, la pena e l’orrendo brivido della morbosità, umana, di saperne ancora e ancora. La tentazione di leggere, chiedere, domandare, per poter dire no, non è possibile, non è umano. Protetti, al sicuro nelle nostre case, abbiamo cucinato, sparecchiato e spento le luci come ogni sera, ma chi di noi è riuscito ad addormentarsi senza sentire quel peso da qualche parte nell’anima?

Il peso della mortificazione della nostra piccolissima umanità, il mattone simbolico della meschinità di uomini e donne. Al buio prima di chiudere gli occhi, si sono storte le bocche per la vergogna, contratte le mandibole per la rabbia, qualcuno di noi, più sensibile, ha lasciato cadere un paio di lacrime, per Samuele. Siamo arrabbiati con la vita, arrabbiati per la nostra impotenza, arrabbiati con la donna che l’ha ridotto in quello stato, una donna oggi rifiutata, maledetta, prigioniera della sua malattia.
Non possiamo fare altro che dirci “io sono diverso, io non farei mai questo.” e consolarci, dando amore a chi ci è vicino, costantemente e fiduciosamente.

Come uomini e cittadini, non siamo in grado di costruire una comunità in cui tutto è perfetto, luminoso e gaio. Ma come figli, padri e madri noi abbiamo sulle nostre spalle la responsabilità dell’altro. L’altro che minaccia la nostra quiete muovendosi nell’ombra, lontano dalle nostre belle case, dai nostri cari, dai nostri pensieri. Oggi siamo rinfrancati dalle novità, che ci assicurano che il piccolo reagisce in maniera positiva alle cure mediche. Sappiamo che la sua solitudine, oggi è una solitudine buona, una campana di vetro attraverso il quale tutti noi apprensivamente lo guardiamo e, al di là del quale, tutti noi ardentemente lo aspettiamo.

A volte però, è inevitabile ricordarsi della madre. Di nuovo le labbra si chiudono in una smorfia di incredulità. Per noi che amiamo già questo bambino senza conoscerlo, ci chiediamo come possa una madre, crudele e disturbata, rendere un esserino roseo e bisognoso di affetto, una maschera di bruciature e lividi, più pericolosamente interni ormai che esterni. Sappiamo che quando e se, questa donna si sveglierà dal malefico torpore sarà per lei una punizione guardarsi allo specchio, forse anche solo sapere di esistere.

Madre, una parola che in qualsiasi lingua, racchiude l’essenza stessa dell’amore, l’amore puro, l’amore infinito e perfetto che chi non ha figli non comprende. Ma che oggi per un piccolo uomo assume un altro significato. Sfiducia, paura, ne saranno forse sinonimi nella vita di Samuele. Speriamo e preghiamo che presto delle brave persone riescano a rendere solo vecchi incubi questi ricordi, donando a Samuele l’amore puro, incondizionato e perfetto che gli è sempre mancato e che lo renderà un giorno un grande uomo, un padre.

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