Cas, non solo inchieste |Tutte le spine del consorzio - Live Sicilia

Cas, non solo inchieste |Tutte le spine del consorzio

Il consorzio finito nel mirino della magistratura per le gare d'appalto era già stato oggetto di critiche quest'anno dopo un'ispezione disposta dall'assessore Torrisi. E anche in un dibattito d'Aula all'Ars  erano emerse tutte le criticità relative alla sicurezza

Autostrade poco sicure
di
4 min di lettura

PALERMO – E dopo il terremoto giudiziario si apre adesso, o almeno dovrebbe aprirsi, il confronto politico sul futuro del Cas. Il giorno dopo gli arresti disposti nell’inchiesta che ha passato al vaglio gli appalti del consorzio, la politica ha già smesso di parlarne. Ieri il neo assessore alle Infrastrutture Giovanni Pizzo aveva commentato: “E’ persino inutile dire che sono preoccupato: sia per il quadro di collusioni emerso, sia per il rischio che l’intero sistema Cas finisca nel tritacarne, con rischi per i servizi ai cittadini e alle imprese. Quel consorzio è un patrimonio della collettività siciliana, va tutelato e messo al riparo dagli inquinamenti dei sistemi del malaffare”.

Il tritacarne al momento non sembra essersi azionato più di tanto. “Va anche detto – ha ricordato Pizzo – che già nei mesi precedenti l’amministrazione regionale siciliana aveva attivato un sistema di vigilanza. Ora, questo sistema di controlli e vigilanza deve essere rafforzato, proprio per quel principio che vede il sistema delle autostrade siciliane come un patrimonio per l’economia e la società siciliana”.

Il predecessore di Pizzo, Nico Torrisi, assessore alle Infrastrutture per sei mesi, sul Cas in effetti aveva voluto vederci chiaro. Avviando ispezioni che avevano portato a una relazione firmata dal dirigente generale Giovanni Arnone e datata 6 giugno.

Il quadro emerso dalla relazione di Arnone, di cui oggi ha riportato alcuni stralci Repubblica, era desolante. Si palava di tanti disservizi, dagli “avvisi di cantieri, i cui lavori risultano ormai completati, con i relativi cartelli dimenticati nella corsia di emergenza” alla segnaletica inadeguata e agli “aeratori nelle gallerie disattivati”. E ancora gallerie buie e maleodoranti, asfalto deformato, mancanza di asfalto drenante (con conseguente deficit di sicurezza). E poi ritardi nell’approvazione dei bilanci che bloccano la spesa e in particolare l’utilizzo degli avanzi di amministrazione (“somme che potevano essere utilmente impegnate nella realizzazione di opere manutentive di una certa importanza”), ma non per gli stipendi, importanti, di dipendenti e dirigenti.

Alla nota di Arnone, il Cas rispose a stretto giro con una lettera del presidente Rosario Faraci. Che faceva presente tra l’altro come “il susseguirsi di commissari straordinari (peraltro quasi ininterrottamente per circa 14 anni) ha certo determinato la difficoltà di programmare, almeno con prospettiva di medio termine oltre che di realizzare le manutenzioni straordinarie”. La relazione di Arnone segnalava anche la mancata manutenzione in alcune aree verdi, che Faraci attribuiva a problemi nell’applicazione della convenzione con la forestale.

Intanto, in quei giorni, le vicende del Cas erano state discusse dall’aula di Sala d’Ercole, grazie a una mozione presentata dalla deputata Bernardette Grasso. Che chiedeva tra l’altro al governo “di impegnarsi, qualora ve ne siano le condizioni, per una ricapitalizzazione dell’ente, mettendolo nelle condizioni di potere azzerare tutte le gravissime carenze infrastrutturali che allo stato insistono e che minano l’incolumità dei numerosi automobilisti che quotidianamente percorrono le autostrade per i più svariati motivi”. La mozione ipotizzava anche la cessione delle quote del consorzio ad altri soggetti.

Dal dibattito d’Aula emerse ancora una volta il ritratto di un consorzio che versava in condizioni disastrose, con riferimento ancora una volta alla sicurezza. “Il Cas dimostra di essere un ente inefficace, inesistente, dannoso per una comunità”, disse Vincenzo Vinciullo. “Questo ente è un colabrodo”, disse la grillina Valentona Zafarana. Laccoto del Pd parlò di “tratti autostradali asfaltati ben due volte, una volta sul fango e poi di nuovo asfaltati con oneri a carico sempre del Consorzio”. E Picciolo dei Drs: “Le risorse fin ad oggi gestite in autonomia dal Consorzio, dai vecchi commissari, dall’attuale consiglio di amministrazione, sono state gestite in maniera pedestre, in maniera molto artigianale”. Torrisi in quella occasione disse di ritenere “a titolo personale prima che come assessore, che forse il Cas sia stato troppo sfruttato e mal sfruttato dalla politica”.

Ieri Rosario Crocetta ha detto che il Cas, travolto dall’inchiesta della Dda di Messina che ha portato a otto arresti, “per anni è stato una sorte di cassaforte delle tangenti e del malaffare, in rapporti con imprese mafiose cacciate fuori grazie alla forte azione amministrativa dell’attuale governo e della nuova dirigenza del Cas”. Già in passato il governatore aveva parlato del consorzio.

Crocetta ieri ha detto che “partendo dall’inchiesta della Dia ora occorre una indagine più profonda su tutto il sistema di appalti del Cas, sulla gestione passata del personale, sulla effettiva riscossione delle entrate, sul continuo ricorso ad appalti per affidare all’esterno lavori laddove non era necessario mentre si creava una struttura di personale non sempre necessario alla gestione delle autostrade ma inserito in ambito amministrativo attraverso il sistema delle clientele e delle raccomandazioni”. La tempesta che si è abbattuta ieri sul consorzio potrebbe essere appena all’inizio.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI