CATANIA – C’è una data da segnare nell’agenda del sindaco di Catania Salvo Pogliese. Ed è il 20 gennaio 2022. In tempi quasi inaspettati – visti la solita giustizia lumaca – è stata fissata l’udienza al Tribunale Civile di Catania per discutere del caso della sospensione prefettizia ‘dalla carica di primo cittadino’ in applicazione della Legge Severino dopo la condanna in primo grado di Pogliese a Palermo nel processo sulle spese dei capigruppo all’Ars (a proposito ancora è da fissare l’apertura dell’appello, ndr). I giudici catanesi avevano ‘revocato’ l’applicazione della misura preventiva rimettendo alla valutazione della Consulta alcuni profili di incostituzionalità della norma.
Lo scorso mese di dicembre la Corte Costituzionale si è espressa chiaramente: “Nessun profilo di illegittimità”. Una ‘mezza sconfitta’ – almeno sulla carta – per il sindaco Salvo Pogliese che ha impugnato la sospensione davanti al Tribunale Civile, che però non ha avuto fino ad oggi effetti pragmatici. Il sindaco è rimasto al suo posto “Direi che dopo la recente pronunzia della Corte costituzionale il ricorso del Sindaco Pogliese perde certa- mente forza. Tuttavia, ormai non è questo il punto”, spiega il costituzionalista Felice Giuffrè in una lunga intervista sul Mensile S attualmente in edicola. Che puntualizza: “Intendo dire che la questione si sposta su un altro piano. Stanno per trascorrere i diciotto mesi dalla sentenza di condanna del Sindaco Pogliese da parte del Tribunale di Palermo (n.d.r.: la scadenza cadrà il prossimo 18 gennaio). Si tratta, pertanto di capire se la sospensione prefettizia esaurirà automaticamente i suoi effetti allo scadere del diciottesimo mese dalla sentenza di condanna oppure se il conteggio dovrà ricominciare a decorrere senza tener conto degli ultimi dodici mesi di sospensione non applicati”.
Giuffrè entra nello specifico: “La sospensione prefettizia prevista dalla legge Se- verino è una “misura cautelare” e non, invece, una “sanzione” o, se di preferisce, una “pena accessoria”. Proprio su tale presupposto si basa la motivazione della Corte costituzionale in questa come nelle altre sentenze che si sono occupate della legge 190/2012. La Consulta lo ha ribadito in modo espresso anche nel- la decisione n. 230/2021 sul “caso Pogliese”.
Quello che accadrà – e dunque il futuro di Salvo Pogliese come sindaco di Catania – sarà circostanziato dal Tribunale Civile che ha citato le parti esattamente tra una settimana.
Gli scenari in campo a livello tecnico-giuridico sono diversi. Quelli pratici – e che forse interessano più i cittadini catanesi – sono però due in sostanza. Il bivio porta a due strade.
La prima è quella che contempla nessun cambio alla guida della città. E quindi che non ci sono più tempi (in quanto scaduti) per l’applicazione della sospensione e quindi Pogliese rimane sindaco di Catania fino alla sua naturale scadenza del mandato. L’altro percorso (interpretativo) potrebbe invece portare a una nuova sospensione: secondo il Tribunale, infatti, l’attesa della decisione della Corte Costituzionale sarebbe stata una sorta di ‘congelamento’ dei termini e quindi andrebbe applicata la misura prefettizia. E dunque sospendere il sindaco e passare la palla al vicesindaco. A quel punto, però, c’è da capire da dove parte il conteggio dei diciotto mesi di ‘sospensione’.
Salvo Pogliese – decisissimo a ricandidarsi nel 2023 – ancora una volta si rimette al giudizio della magistratura con serenità. Il 2 dicembre scorso, commentava così la decisione della Corte Costituzionale: “Anche stavolta per la sua concreta applicazione mi rimetto rispettosamente al giudizio della magistratura ordinaria, visto che fu proprio il Tribunale etneo, esattamente un anno addietro, a reintegrarmi nelle mie funzioni dopo la temporanea sospensione. Continuerò nel frattempo a lavorare svolgendo il ruolo di Sindaco per Catania e nell’interesse dei suoi Cittadini, incarico che con largo consenso sono stato chiamato a ricoprire”. Resta alla fine un’unica certezza: aspettare.