Caso Ruby, Ghedini: |"Il fatto non sussiste" - Live Sicilia

Caso Ruby, Ghedini: |”Il fatto non sussiste”

Caso Ruby: Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, e il pm Antonio Sangermano

Richiesta di assoluzione per Silvio Berlusconi, difeso oggi in aula da Niccolò Ghedini, che ha aperto la sua arringa accusando il tribunale: "E' prevenuto nei nostri confronti". Ghedini ha anche richiesto di acquisire le trascrizioni della deposizione di Ruby nel processo gemello a carico di Mora, Fede e Minetti.

Arringa in difesa di Berlusconi
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MILANO – Il legale di Silvio Berlusco Niccolò Ghedini ha difeso il suo assistito, imputato a Milano al processo Ruby, iniziando la sua lunga arringa con l’accusa nei confronti del tribunale di essere prevenuto nei confronti della difesa. Poi l’avvocato si è lanciato nella piena difesa di Berlusconi: “Va assolto perché il fatto non sussiste”.

In uno dei primi passaggi l’avvocato, rivolgendosi ai giudici ha affermato di avere “l’impressione di ingenerare fastidio come difensore. Analogo fastidio non sembra ingenerare la procura della Repubblica”. Nel suo discorso, il legale ha sostenuto anche che il collegio ha “vicinanza culturale” ai pm.

Il legale di Berlusconi ha chiesto in che modo rivolgersi al Tribunale “che a torto o a ragione consideriamo prevenuto”. Inoltre secondo Ghedini “ci sono state ragioni di spettacolarizzazione più che di merito” “nella requisitoria del procuratore aggiunto Ilda Boccassini perche” si “é basata più su suggestioni che su dati processuali ed è stata segnata da un pregiudizio nei confronti dell’imputato” e si è chiusa con una richiesta di condanna “stratosferica”. La difesa, prima di cominciare l’arringa, ha chiesto ai giudici di acquisire le trascrizioni della deposizione di Ruby resa in aula al processo gemello a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.

Silvio Berlusconi va “assolto perché il fatto non sussiste”, ha poi asserito Ghedini, riferendosi al reato di concussione contestato all’ex premier. Il legale ha fatto notare che “non sempre le azioni compiute da un pubblico ufficiale devono essere considerate un reato contro la pubblica amministrazione”. Ma “possono essere azioni umane”.


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