PALERMO – E adesso i renziani chiedono la testa di Rino Giglione. Il caso della piscina dell’ormai ex assessore Mariarita Sgarlata rischia di tramutarsi in uno scontro frontale tra l’area del Pd che fa capo al premier e il resto della maggioranza di Rosario Crocetta. Ieri, il “botta e risposta” tra il sottosegretario Davide Faraone, che ha parlato persino di “metodo Boffo” e il governatore. Oggi, la “stoccata” arriva da Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento, presidente del Pd siciliano e uomo di spicco dei renziani di Sicilia.
“Prima il reintegro di Beatrice Basile, adesso l’archiviazione del caso sulla piscina abusiva di Maria Rita Sgarlata. È arrivato il momento – ha detto Zambuto – in cui chi ha sbagliato veramente si assuma le proprie responsabilità. Chiedo che il presidente della Regione rimuova Salvatore Giglione dal suo incarico di dirigente generale del dipartimento regionale dei beni culturali”. La vicenda che ha portato alle dimissioni della Sgarlata, aveva coinvolto anche Beatrice Basile, sospesa dal suo incarico di soprintendente dei beni culturali a Siracusa dopo un’ispezione dell’assessorato.
“Sono state screditate delle persone sulla base di supposizioni e notizie che si sono rivelate false. Adesso – ha concluso Zambuto – di fronte all’evidenza dei fatti, è giusto che chi ha commesso errori paghi”.
Come si ricorderà, la vicenda della costruzione di una piscina nell’abitazione dell’assessore Sgarlata era diventata subito un caso politico. Crocetta, infatti, “a caldo” aveva sostanzialmente invitato l’allora responsabile in giunta dei Beni culturali a fare un passo indietro. Anzi, il governatore portò in procura anche le carte relative all’ispezione disposta dall’assessorato ai Beni culturali sulla piscina nella villa siracusana della Sgarlata, autorizzata dalla sovrintendente Beatrice Basile, che dalla Sgarlata era stata nominata.
Le indagini sull’iter della concessione, però, hanno permesso di evidenziare, come si legge in una nota della Procura “che i funzionari della Soprintendenza di Siracusa e dei competenti Uffici del Comune di Siracusa che hanno emanato i provvedimenti autorizzatori richiesti dalla dottoressa Sgarlata hanno operato nel pieno rispetto della normativa urbanistica, edilizia e di settore oltreché nell’osservanza di disposizioni amministrative interne”.
Parole che ieri hanno scatenato immediatamente la reazione di Davide Faraone: “Su quanto successo all’ex assessore Sgarlata – ha detto il sottosegretario all’agenzia Adnkronos – e a Beatrice Basile, qualcuno deve pagare. In Regione il metodo Boffo è purtroppo diventato una prassi costante. Un metodo inaccettabile, che colpisce le persone perbene. Ora sono io che chiedo chiarezza. Basta impunità per chi organizza la macchina del fango”. “Ma quale metodo Boffo? Faraone – la replica di Crocetta – forse è arrabbiato con i giornalisti per gli articoli pubblicati su un suo interrogatorio. L’assessore Sgarlata non era adeguata al suo ruolo – ha detto – era un ragionamento politico”.
Ma adesso a chiedere il nome del “colpevole” sono in tanti. A dire il vero, i primi furono i Verdi che puntarono subito l’indice contro la decisione di sollevare la soprintendente Basile. Oggi anche il vicepresidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello: “Maria Rita Sgarlata, ex assessore ai beni culturali, – ha scritto sul proprio profilo di Facebook – era nel giusto. La Procura di Siracusa ha svelato il bluff della piscina, ritenuta totalmente legittima. Ora bisogna guardare agli interessi politico-imprenditoriali, agli obiettivi che qualcuno voleva raggiungere, all’indecente killeraggio verso una persona per bene”. E i renziani hanno già individuato il “colpevole”. Rino Giglione, però, oggi è tra i dirigenti più apprezzati dal governatore Crocetta. Parente del deputato regionale Michele Cimino, ex berlusconiano che ha appoggiato la causa della rivoluzione crocettiana, Giglione, oltre a guidare ildipartimento dei Beni culturali è anche stato posto a capo della Società patrimonio immobiliare. Una delle aziende che il governatore avrebbe dovuto chiudere e che ha invece salvato. Anche su Spi, il governatore ha presentato un dossier in Procura. Esattamente come fece per lo “scandalo” della piscina. Rivelatosi un buco nell’acqua.