CALTAGIRONE (CATANIA) – Vive in provincia di Catania dal febbraio del 2022, da quando, cioè, nel suo Paese hanno cominciato a piovere le bombe per il conflitto russo-ucraino. Ora A., un bimbo di soli 10 anni, potrà mantenere il curatore nominato dal Tribunale di Caltagirone. Per ora non dovrà prendere alcun volo per Kiev ma resta in Italia, dove è stato affidato a una coppia di Ramacca, che se ne prende cura.
Il consolato ucraino, che preme per il rientro in patria dei suoi bambini, aveva nominato un “curatore”. Lo aveva fatto dopo che la famiglia del Catanese – assistita dal professore Luca Pedullà e dall’avvocato Tiziana Aloisio – aveva contestato i modi di fare e il conflitto d’interesse tra il minore e la “tutrice”. Ma quella nomina consolare, hanno scritto i giudici, era stata una “decisione generica, non motivata”. Che non precisava “i compiti del curatore” e che sarebbe stata “assunta senza avere sentito il minore”. In pratica A. per ora resta in Italia.
La decisione
A essere ritenuta valida, sostanzialmente, è la nomina fatta dal Tribunale di Caltagirone, perché le nomine consolari sono valide, ma vanno ratificate. E per la ratifica è necessario che rispondano a determinate condizioni, tra cui, ovviamente, “sentire il minore”.
Secondo la Cassazione, il Giudice tutelare di Caltagirone “ha reso un provvedimento ineccepibile“. “Rispettoso del diritto internazionale e delle principali Convenzioni in tema di protezione del minore, ed ha correttamente individuato la propria competenza in relazione alla concreta configurazione del caso di specie”.
Il curatore
Il curatore nominato dal Tribunale calatino, va specificato, ha «l’incarico di assistere e rappresentare il minore anche in eventuali procedimenti di natura amministrativa o giurisdizionale inerenti la richiesta di rimpatrio dello stesso. Valutando la rispondenza delle soluzioni all’uopo proposte dalla tutrice all’interesse del minore come configurato dal diritto interno e sovranazionale».
Il motivo era un conflitto d’interesse, rilevato dalle famiglie, tra il diritto del minore – che vuole rimanere qua, perlomeno fin quando non sarà finita la guerra – e quella dei rappresentanti in Italia del suo Paese, che lo vogliono riportare in Ucraina.
I diritti del bambino
“Ovviamente noi abbiamo resistito al ricorso – spiega l’avvocato Pedullà -. Noi non mettiamo in dubbio i poteri del Consolato, ma in uno stato di diritto la nomina deve essere resa esecutiva. E in questo caso il Tribunale scelse di non ratificarlo perché non è mai stato ascoltato il minore. Che non è un mero oggetto di diritti, ma è un soggetto di diritti e non può essere bypassato”.
Per il momento, insomma, rimane in Sicilia. Il suo caso ad ogni modo non è il solo finito nei Tribunali in questi mesi. Sono numerosi i bimbi giunti in Italia nel pieno del conflitto. Per molti di loro è stato ordinato il rimpatrio, nonostante l’escalation cominciata con la cosiddetta “operazione militare speciale russa” non sia mai cessata.