CATANIA – “Niente fughe in avanti”, ha detto il leader siciliano del Movimento 5 stelle Nuccio Di Paola. Ma probabilmente era già troppo tardi. Perché per le amministrative 2023 al Comune di Catania le scosse di assestamento si susseguono da mesi. E i nomi ventilati per una candidatura di coalizione, come quella auspicata da Di Paola, ci sono già: l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri e l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Due pezzi da novanta tra i ranghi a cinque stelle in Sicilia. “Io sono a disposizione del Movimento, ci sarò e appoggerò chiunque sia il candidato o la candidata che sceglieremo tutti insieme”, dice a LiveSicilia Catalfo.
Catalfo, parliamo di amministrative. I due nomi che si vociferano per il Movimento 5 stelle sono il suo e quello di Cancelleri. Lei quanto è partecipe di queste indiscrezioni? E quanto la affascina la possibilità che le si prospetta?
“Le amministrative sono sicuramente un punto da discutere e per le quali faremo incontri e riunioni. Ovviamente, è inutile dirlo: Catania è la mia città, io ci tengo in modo particolare. Sono nata qui, i miei figli sono nati qui. In tanti, non solo del Movimento ma anche della società civile e liberi professionisti, mi chiedono e mi hanno chiesto di impegnarmi. Io sarò con il mio Movimento, qualunque cosa deciderà il Movimento 5 stelle io farò. Sia che il nome sia io, sia che si tratti di un’altra persona. Catania ha bisogno di molte cose: deve essere amministrata, dopo anni, decenni, di cattiva o superficiale amministrazione. La città è allo sbando, non dobbiamo tirare a campare”.
Il campo progressista naufragato per le Regionali 2022 è un’opzione per Catania 2023?
“Lo vedremo in questi mesi, in cui inizieremo a costruire un rinnovato impegno per la nostra città. Lo vedremo insieme, con il Movimento 5 stelle. Sono d’accordo con Di Paola: non ci devono essere fughe in avanti. Lavoreremo insieme, per un progetto serio per Catania. La città ne ha bisogno, ci devono essere dentro persone valide. Che non pensino solo a sedersi o a portare avanti un proprio impegno solo e meramente politico. Serve una visione per la città. Abbiamo le carte in regola per farlo noi, con chiunque sarà il candidato sindaco per questa città”.
La rete di questa sera (ieri, per chi legge), quella che ha alla base Arci Catania e I Siciliani giovani, può essere un buon punto di partenza?
“Sicuramente è un buon punto di partenza”.
Catania ha 60mila percettori di reddito di cittadinanza, su una popolazione di 300mila cittadini. C’è un protocollo con l’Inps per togliere il reddito a chi non manda i figli a scuola, per combattere la dispersione scolastica. E poi ci sono tante storture… Lei il reddito di cittadinanza lo ha creato.
“Non bisogna togliere il reddito, ma bisogna intervenire. Spesso, nelle famiglie disagiate, la prima cosa che avviene è che il figlio non vada a scuola. Perché il disagio è talmente grande che coinvolge ogni singolo membro della famiglia. Che ci sia un intervento in città, per aiutare questi ragazzi, è importante. Non posso assolutamente essere d’accordo con le modifiche al reddito di cittadinanza attualmente in discussione: che ci siano persone definite occupabili che rischino seriamente di perderlo è impensabile. Secondo queste modifiche, un nucleo familiare monogenitoriale con un figlio maggiorenne per questo governo non avrebbe diritto al reddito. Se la immagina una mamma sola di Catania con un 18enne in casa senza sostegno?”.
A proposito di occupabilità. I percorsi di formazione che fine hanno fatto?
“La responsabilità politica e amministrativa di attivare i percorsi di formazione e di aiuto all’inserimento lavorativo è delle Regioni. Questo governo sta scaricando la responsabilità politica e amministrativa di un altro ente dello Stato sui percettori di reddito, che non hanno nessuna colpa se non hanno trovato un lavoro o se non è stato attivato nessun percorso di formazione. Si gettano di nuovo nella disperazione persone a cui noi avevamo dato una speranza, per colpa dell’inazione delle Regioni. Su questo sono durissima: la Regione Siciliana in questi tre anni quanti corsi di formazione per i percettori del reddito di cittadinanza ha attivato? Quanti ne attiveranno, adesso, nell’immediato? Dato che ci sono le risorse per le Regioni”.
Me lo dica lei.
“Penso zero. Ancora il personale in più che avrebbe dovuto essere assunto nei centri per l’impiego, 1200 persone, non è stato assunto. È una pecca della cattiva amministrazione. Non scarichiamo le responsabilità dei politici sulla gente”.
Questa mancanza di comprensione dei problemi delle persone da cosa deriva?
“Bisognerebbe stare un po’ più sul territorio, con la gente. Io di percettori di reddito ne conosco tanti, bisogna capire cosa è successo loro, perché hanno perso il lavoro, quanto tempo sono stati fuori dal lavoro. Non è facile per i giovani appena diplomati o laureati, tant’è che vanno via. Figuriamoci per gli altri. Mettiamo le persone in condizione di avere un lavoro dignitoso, non certo a 400 euro al mese, e poi andiamo avanti. Intanto di questo si deve parlare”.
Un giudizio sugli ultimi cinque anni di amministrazione catanese.
“Un disastro. Un giudizio assolutamente negativo. Non abbiamo avuto un’amministrazione. Un sindaco sospeso, una città lasciata andare. Lo vediamo dalle strade, dalla poca sicurezza, dalle droghe. Lo vediamo da tutto. Un’amministrazione fallimentare”.
Tre priorità per Catania all’indomani delle elezioni 2023.
“Francamente ci sarebbe da ricostruire tutto. Ma partirei da interventi sul sociale, sicurezza e investimenti. Dare possibilità ai giovani di rimanere nel loro territorio”.