CATANIA – Per circa tre anni, dal 2021 al maggio scorso, avrebbe sottoposto la compagna a continue denigrazioni e aggressioni fisiche, con calci e pugni, anche davanti alla loro figlia, minacciando di morte sia lei che i suoi familiari. Ora un 29enne è stato allontanato dalla casa familiare, con braccialetto elettronico, per maltrattamenti in famiglia e lesioni ai danni della moglie e della figlia.
Avrebbe detto alla donna: “Io ammazzo te e la tua famiglia! A me mi costate due colpi di pistola ciascuno”. Dopo aver usato droghe e psicofarmaci, durante un litigio avrebbe anche tentato di strangolare la donna, dopo averle dato un pugno al volto che le avrebbe provocato un vistoso ematoma perioculare.
La misura cautelare
La Procura di Catania ora ha dunque chiesto e ottenuto la misura, disposta dal gip di Catania ed eseguita dai carabinieri di Piazza Dante a carico di un ventinovenne catanese. A lui è stata imposta l’ulteriore prescrizione di mantenere una distanza non inferiore a 500 metri sia dai luoghi che dalle vittime.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno fatto luce sui reati che avrebbe commesso ai danni della giovane moglie e sulla figlia.
L’escalation di violenza
In una escalation di violenza sempre più pericolosa, lo scorso aprile, le avrebbe morso un braccio. E a maggio avrebbe afferrato la ragazza per i capelli per poi colpirla con schiaffi e pugni fino ad afferrare una spranga di legno e cercare di percuoterla, non riuscendoci soltanto perché lei riusciva a fuggire nell’appartamento della vicina di casa.
Dopo questo grave episodio, l’indagato ha lasciato l’abitazione familiare, ma nel successivo mese di giugno vi sarebbe entrato di nascosto, mentre la compagna e la figlia dormivano, rompendo il televisore, le porte, la cassettiera e le ante dell’armadio e poi, svegliata la ex, l’avrebbe spinta a terra, afferrata per i capelli e percossa con calci all’addome e alle gambe e minacciato lei e i familiari urlando: “Statevi attenti, guardatevi le spalle, siete tutti morti, a uno a uno vi abbatto”.
Quest’ennesimo episodio di violenza avrebbe dato finalmente il coraggio alla vittima di denunciare, raccontando gli episodi durante i quali era stata picchiata e umiliata, anche dinanzi alla figlia minorenne e ai genitori, in un clima di insopportabile convivenza per tutti i componenti del nucleo familiare.