Catania chiama Bruxelles |Intervista a Giovanni La Via - Live Sicilia

Catania chiama Bruxelles |Intervista a Giovanni La Via

LivesiciliaCatania intervista il catanese Giovanni La Via che, da parlamentare europeo dal 2009, vede da un punto di vista privilegiato i rapporti tra Bruxelles e Palermo.

eurodeputato dal 2009
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CATANIA –  Progetti, finanziamenti ma anche aspetti da valorizzare e stroture da correggere. LivesiciliaCatania intervista Giovanni La Via che, da parlamentare europeo dal 2009, vede da un punto di vista privilegiato i rapporti tra Bruxelles e Palermo. Moderato, dal 16 novembre 2013 ha aderito al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano occupando il ruolo di capodelegazione.

Onorevole, dall´Europa arriveranno tanti soldi per i prossimi 7 anni. Una vera e propria manna dal cielo. Quale sarà la loro destinazione?

“I fondi europei saranno destinati a politiche di investimento e sviluppo dei territori. L´Europa finanzia progetti che servono a migliorare le condizioni sociali ed economiche di un territorio, cercando di ridurre il gap tra le zone più sviluppate e quelle meno sviluppate. La Sicilia riceverà oltre 7 miliardi di euro di risorse per i prossimi 7 anni e, se saremo capaci di impiegarli per progetti infrastrutturali e investimenti sul territorio, anziché per la spesa corrente, questo si tradurrà in sviluppo e occupazione. Si tratta di fondi che, insieme alla quota di co-finanziamento nazionale, potranno essere destinati a progetti quali la realizzazione di autostrade, collegamenti viari e per tutte quelle opere che servono allo sviluppo del territorio. Con il nuovo bilancio europeo nascono nuove opportunità per tutti gli imprenditori e le amministrazioni pubbliche che, presentando un progetto e concorrendo al bando, vorranno contribuire concretamente allo sviluppo del territorio”.

Il tasso di disoccupazione in Sicilia è allarmante e per i giovani sembra che non ci sia speranza di realizzare nella loro terra il sogno di realizzarsi professionalmente. Come l’Europa può aiutarli, attraverso il nuovo bilancio?

“Per i giovani abbiamo previsto lo stanziamento di un fondo di garanzia complessivamente pari a 6 miliardi di euro. Il Parlamento europeo aveva richiesto un intervento ancora più deciso e concreto ma le resistenze degli Stati membri hanno fatto sì che l´intero bilancio ne uscisse ridimensionato. Sono stati poi previsti altri interventi: abbiamo voluto finanziare programmi specifici per stimolare lo scambio di esperienze dei giovani imprenditori con i propri colleghi stranieri, investire anche sulla formazione dei ragazzi con ben 15 miliardi di euro dedicati al programma Erasmus plus e garantire agli studenti più meritevoli la possibilità di usufruire di finanziamenti fino a 18 mila euro per la formazione post-lauream. Ci aspettiamo, inoltre, risultati positivi dal cofinanziamento dei Tirocini formativi e dell’apprendistato nelle aziende. Dobbiamo combattere la disoccupazione, soprattutto giovanile e siamo certi che attraverso questi provvedimenti realizzeremo una svolta positiva”.

Un bilancio ridimensionato, diceva. Cosa siete riusciti a salvaguardare dai tagli proposti dai governi nazionali?

“Oltre ad Erasmus, la cui dotazione finanziaria è stata notevolmente aumentata, abbiamo ottenuto il rafforzamento dell´agenzia di controllo delle frontiere, cioè Frontex, che accende un faro a dimensione europea sull’emergenza dell´immigrazione clandestina. Avremmo voluto si compissero sforzi economici maggiori sui programmi destinati alla ricerca e all’innovazione per lo sviluppo delle Pmi e per il miglioramento della loro competitività. In questo senso, è stata di fondamentale importanza l´introduzione della <clausola di revisione> a metà periodo del bilancio europeo”.

In cosa consiste questa clausola?

“Con questa clausola abbiamo stabilito la possibilità di rivedere il bilancio europeo a metà mandato. Siamo convinti che l’accordo raggiunto sia stato figlio del momento di crisi attuale e della conseguente volontà, da parte degli Stati membri, di ridurre le proprie ‘quote’ destinate al bilancio dell’Ue. Nei prossimi anni, confidando in una ripresa economica, sarà possibile rivedere l’esercizio settennale ‘aggiornandolo’, diciamo così, alle nuove condizioni macro-economiche. Non si dimentichi, inoltre, che abbiamo mantenuto sostanzialmente invariata la dotazione della Politica Agricola Comune (PAC), garantendo uno stanziamento di circa 600 milioni di euro l’anno per gli agricoltori siciliani. Di troppo rigore si muore e il Parlamento europeo si è battuto per un esercizio finanziario di crescita e sviluppo, non di tagli e rinunce. Proprio per questo abbiamo deciso di investire sui programmi destinati alle Piccole e Medie Imprese, come COSME, cui vanno oltre 2 miliardi di euro; focus poi sull’importanza degli investimenti in crescita ed occupazione, attraverso lo stanziamento di oltre 70 miliardi di euro per il programma Horizon 2020, i cui bandi apriranno già tra poche settimane”.

In primavera si voterà per il rinnovo dell´Aula di Strasburgo. Sarà un referendum sull´Europa?

“Mi auguro, piuttosto, che sia un voto sull´idea di Europa che vogliamo costruire. Dovremo arginare i populismi e gli sfascismi che vanno verso un vicolo cieco, men che meno ad una risoluzione dei problemi. L´Europa va cambiata e va migliorata, non distrutta. Con le prossime elezioni i cittadini avranno la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e valutarli in base alle loro competenze e al loro operato. Un voto pro o contro l´Unione europea è un voto fine a se stesso. I deputati italiani dovranno migliorare il proprio “tasso di partecipazione” ai lavori e le nostre istituzioni, i loro rapporti con quelle europee. Il Parlamento europeo, soprattutto dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, riveste un ruolo sempre più importante nell’architettura istituzionale e nella definizione della politica europea. La presenza costante a Bruxelles permette di incidere significativamente sui processi decisionali e portare a casa risultati a favore del proprio territorio. Il messaggio é preciso: più si è presenti, più si conta, più si otterrá per il proprio territorio”.

Lei è tra i pochi parlamentari europei italiani che ha fatto il pieno di presenze a Bruxelles. Resta però un deficit informativo sull’Europa e quello che fa per i cittadini.

“Il Parlamento europeo sta via via acquisendo sempre maggiore visibilità ma è ancora lunga la strada da percorrere. In questo senso, sia le istituzioni nazionali che il sistema dell’informazione possono aiutare noi parlamentari europei a rinsaldare il filo diretto che deve collegare la nostra attività a Bruxelles con i territori di riferimento. D’altra parte, anche l’Ue deve svolgere il proprio compito di semplificazione. La complessità della macchina istituzionale europea spesso si perde in una selva di sigle difficilmente comprensibili alla gran parte dei cittadini. Se si riuscisse a lavorare meglio su entrambi i fronti, sono sicuro che la consapevolezza della propria dimensione europea aumenterebbe per tutti i cittadini”.

Onorevole, il suo mandato sta per concludersi. Cosa porta con sé dopo questa esperienza e qual è il bilancio della sua attività?

“È stata un’esperienza che ha rafforzato in me la convinzione di quanto sia necessario investire nel processo di costruzione di un’Europa più forte e solidale. In questi cinque anni abbiamo condotto tante battaglie politiche, raggiungendo molti risultati per le imprese, i consumatori, i lavoratori, i giovani. Dalla tutela dei nostri prodotti con l’introduzione del marchio “Made In”, all’inserimento del porto di Augusta tra le reti TEN-T che godranno dei finanziamenti europei, passando per aver programmato l’abolizione delle tariffe di roaming. Di certo, c’è la consapevolezza che i risultati ottenuti derivano da una presenza costante ai lavori d’aula e Commissione”.


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