“Possiamo vincere. Tutti pensavano a noi come le vittime sacrificali. Ma ce la possiamo fare, il vento è cambiato”.
Non sono parole di un allenatore di calcio che, dopo parecchi minuti di inferno, vede una reazione della squadra (anche se a chi le ha pronunciate piacerebbe tanto guidare la sua Inter dalla panchina). Sono le idee convinte di Giusto Catania, assessore notissimo della giunta Orlando, orgogliosamente comunista, impegnato nella remuntada, dopo anni di amministrazione che, eufemisticamente, potremmo definire difficili.
Lei dice, assessore?
“Ma sì, ma sì. Possiamo vincere e andremo a vincere, ne sono convinto. La destra si è frantumata per varie ragioni, prima di tutto per la logica del potere. Il Comune di Palermo, secondo loro, è una pedina di scambio con la Regione. E ci mettiamo pure Messina e magari pure la presidenza dell’Ars, come ha detto Scoma, candidato leghista, proprio a lei. Le pare possibile?”.
Ma non sembra che da voi la coesione regni sovrana. Sbaglio?
“Noi, intanto, partiamo da una premessa diversa. Corriamo esclusivamente per il governo della città. Punto primo”.
Punto secondo?
“Certamente, dobbiamo sbrigarci. Ecco perché la nostra lista, Sinistra Civica ed Ecologista, fa appello al Pd e ai Cinque Stelle, l’ennesimo appello: smettetela con gli scontri e chiudiamo subito, convergendo sul nome di Franco Miceli, candidato sindaco di Palermo”.
Basta questo?
“Questo sottintende una unità di intenti, la capacità di aggregare mondi civici, anche plurali, e poi vogliamo spiegare cosa abbiamo fatto di buono, cosa vogliamo fare e cosa migliorare. Non possiamo tornare indietro, dando ascolto a Carolina Varchi, la candidata meloniana, a cui piacerebbero le macchine di nuovo dappertutto, a cominciare dal centro storico. Quanta pochezza, mi viene da sottolineare”.
Lei dice: convergiamo su Miceli. E se gli altri non fossero d’accordo?
“Penso che tutti saranno d’accordo e che, appunto, sia necessario accelerare. E’ il nome giusto, su cui si stava costruendo il consenso. Poi qualcuno l’ha tirato fuori per bruciarlo. Miceli è una figura di alto spessore”.
Va bene. Voi candidate Miceli. Ma, al primo incontro pubblico, l’avversario, uno o più, di centrodestra attacca tutto il centrosinistra che ha sostenuto Orlando, tirando fuori una foto a caso delle bare accatastate al cimitero dei Rotoli. Non pensa che sarebbe una mossa efficace?
“Non neghiamo i problemi e lavoreremo per risolverli. Questa è una città in cammino che aveva tante cose irrisolte, oggi Palermo è molto più vivibile, si attraversa a piedi…”.
Allora, perdoni l’impertinenza, ha ragione chi dice che lei è il Robin Hood dei pedoni! Toglie strade alle ruote per darle alle scarpe.
“Questo ha valorizzato Palermo, le ha dato ricchezza, con il turismo. Palermo è la città di tutti, riconquistata e davvero più vivibile. Palermo ha un miliardo di euro di investimenti fra tram e anello ferroviario…”.
Palermo è una città in grave difficoltà economica, no?
“Come tutti gli enti locali, perché non ci sono soldi dal governo centrale. Ma avrà tante risorse dal Pnrr e andranno canalizzate per fare le cose giuste, non per riportare indietro le lancette. Completo il concetto: i soldi ce li danno perché siamo stati bravi e affidabili, perché ci sono i progetti”.
E c’è il viluppo inestricabile e caotico dei cantieri e del ‘ciaffico’, incalzerebbe lo zio di Johnny Stecchino. Avrebbe torto?
“Ma meno male che ci sono i cantieri, perché sono quelli giusti. Non i cantieri degli abusi edilizi che hanno sfregiato la bellezza, non per la speculazione, ma per accompagnare Palermo verso un futuro migliore”.
Il sindaco Orlando come si muove? In che modo partecipa alla strategia elettorale?
“Io penso che Orlando abbia il diritto di essere della partita, in quanto sindaco uscente, e anche il dovere di dare il suo contributo perché è un pezzo essenziale di storia della città, un patrimonio che non va disperso”.
Riformulo: Miceli candidato gli piacerebbe”
“Sono sicuro che lo apprezza, del resto è stato suo assessore. E’ l’unica scelta plausibile. Loro saranno in tre o in quattro. Se siamo uniti, possiamo vincere”.