CATANIA – Volevano l’esclusiva sul traffico di droga nella loro zona. Accanto alle estorsioni il clan Cintorino aveva messo in piedi, secondo gli investigatori, un’associazione per spostare e vendere stupefacenti nei paesi di Calatabiano, Giardini Naxos e Taormina. Il gruppo criminale è stato colpito, insieme al clan Brunetto, dal blitz Tuppetturu della Guardia di Finanza.
Lo scenario
A ricostruire l’associazione e il modo in cui funzionava è stato, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, il pentito Carmelo Porto, che ha iniziato a collaborare con la giustizia dopo il blitz Isolabella, nel 2019. Le rivelazioni del collaboratore sono servite soprattutto a inquadrare nel loro contesto e dare riscontro alle migliaia di intercettazioni, pedinamenti e sequestri di droga messi in atto dalla Guardia di Finanza nella zona interessata dalle indagini.
Porto racconta che gli uomini del clan Cintorino, di cui lui era al vertice, gestivano il traffico di droga in esclusiva. In altre parole imponevano le proprie forniture a grossisti e piccoli spacciatori della loro zona, e solo se i Cintorino erano sprovvisti di droga davano l’autorizzazione a fornirsi da altri. In questo caso, però, si doveva dare al clan una percentuale del 15 per cento.
La rete di spaccio
I Cintorino spostavano soprattutto cocaina ed erba albanese. Nelle dichiarazioni di Carmelo Porto emergono soprattutto i nomi di due persone a cui il collaboratore di giustizia vendeva droga, Giovanni Gambacurta e Costantino Talio, entrambi coinvolti nel blitz Tuppetturu. I due avevano una rete di spacciatori tra Naxos e Taormina, e nel caso di Talio il collaboratore di giustizia racconta che aveva 10 persone che spacciavano e che tutti sapevano di farlo per conto dei Cintorino.
La cocaina e l’erba circolavano in piccole quantità, racconta ancora Porto: due carichi da 200 – 300 grammi al mese, per evitare perdite troppo grandi nel caso di sequestri da parte delle forze dell’ordine.
Le intercettazioni e i sequestri
Sono diversi gli episodi di cessione di stupefacenti documentati dalle microspie degli investigatori, e in seguito confermati dalle dichiarazioni di Porto. A metà maggio del 2019 inizia una catena di eventi che poi culminerà con il sequestro di più di mezzo chilo di cocaina. Gaetano Di Bella, uomo individuato nel blitz Tuppetturu come membro dei Cintorino, si trova a Catania con Giuseppe Mascali, anche lui coinvolto nelle indagini. I due sono “agganciati” dagli investigatori e ascoltati mentre si spostano da Catania a Calatabiano, destinazione finale della droga trasportata materialmente da Mascali.
A un certo punto di quel pomeriggio è direttamente Carmelo Porto a contattare Mascali, dicendogli, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, che “la strada era libera e poteva serenamente giungere a casa”. Poi Porto sente anche Di Bella, per controllare il territorio e supportare lo spostamento di droga. Ma soprattutto, i due preparano un altro grosso spostamento di droga per i giorni successivi, da consegnare a Gambacurta.
Il successivo 27 di maggio infatti Di Bella e Mascali vanno in una casa di San Giorgio, a Catania, e poi affrontano un viaggio in autostrada verso Messina. Utilizzano il sistema della staffetta: Di Bella apre la strada, mentre Mascali trasporta materialmente la droga. Uscendo al casello di Fiumefreddo, Di Bella nota una pattuglia della Guardia di Finanza e chiama Mascali per dirgli di continuare verso Messina, ma la Finanza riesce comunque a fermare il corriere sulla sua 600. Alla fine il bilancio è di 532 grammi di cocaina sequestrati e l’arresto di Mascali.
Ancora in maggio, 110 grammi di cocaina passano da un deposito dei Cintorino alle mani di Gambacurta. È Di Bella, in questo caso, a occuparsi personalmente della consegna: dopo essere parlato con Porto va nell’ufficio di Gambacurta e gli consegna un pacchetto. Tutta la scena è ripresa dalle telecamere degli investigatori, dal “prelievo” della droga nel garage di Porto fino all’arrivo negli uffici di Gambacurta, da cui Di Bella entra con un pacchetto ed esce a mani vuote.
Ma le microspie degli investigatori arrivano anche in carcere. In un colloquio del luglio 2019 Gaetano Scalora, in arresto per il blitz Isolabella, parla a sua moglie e alla figlia di 38 grammi di cocaina nascosti nel suo garage e spiega come trovare la droga e come farsi pagare. In casa di Scalora invece si presenta il Gico della Guardia di Finanza, che sequestra la cocaina. La posizione di Scalora come spacciatore è stata poi confermata dallo stesso Carmelo Porto, che ha raccontato che Scalora era il nipote di un appartenente al clan Cintorino e che dopo essersi occupato di furti di auto era passato al traffico di droga e alle estorsioni.