Lungomare ancora da “liberare” |Beni ambientali nell'incuria - Live Sicilia

Lungomare ancora da “liberare” |Beni ambientali nell’incuria

Dalla spiaggetta nera di Li Cuti ad Ognina: una vetrina dell'abbandono. D’Agata: “Con l’iniziativa del 27 Giugno coinvolgeremo l’intera cittadinanza”. GUARDA IL VIDEO

Rifiuti tra le rocce laviche

CATANIA – Malgrado proseguano le attività volte a riqualificare i luoghi più rappresentativi di Catania, è sempre molto facile imbattersi in aree che mostrano mesi e anni di continuo disinteresse, se non vero disprezzo, verso la cosa pubblica: dal parco in viale Ruggero di Lauria fino alla garitta cinquecentesca di Ognina, una linea di menefreghismo sembra ancora attraversare il lungomare. Il parco in questione, posto all’uscita della via San Giovanni Li Cuti, consiste in una serie di costruzioni in cemento, raggruppate attorno ad uno spiazzo a gradoni; qualche anno fa ha attirato l’attenzione per gli spettacolari allenamenti tenuti qui dagli appassionati di skateboard. Oggi, tra le strutture ampiamente segnate da graffiti a spray, spuntano cavi elettrici scoperti; oltre le inferriate arrugginite si trovano rifiuti di tutti i generi, mentre mucchi di abiti e altre tracce suggeriscono anche un impiego come rifugio da parte dei clochards. Gli angoli più riparati vengono usati come orinatoi.

“E’ una situazione problematica da gestire”, spiega l’assessore D’Agata: “Molto spesso accade che queste persone rifiutino assistenza e anche un tetto, se viene loro proposto. Purtroppo si raggiunge il dramma con episodi come quello accaduto il 9 alla Villa Bellini, anche se fatti simili avvengono pure in altre città”. Poco oltre si apre il lungomare vero e proprio, con la balconata che separa Piazza Nettuno e il resto della strada dagli scogli a picco. Le ringhiere sono ampiamente corrose dalla salsedine e, in più punti, vi sono state sovrapposte grate e transenne. Da qui si continua a gettare immondizia sulle rocce; non se ne vedono cumuli enormi perché è invece sparsa per tutto lo spazio oltre le barriere metalliche: tra la sterpaglia si distinguono detriti plastici e bottiglie. Lo stesso stato di abbandono interessa le piattaforme in cemento, frequentate da bagnanti e pescatori.

Le barriere di ferro

Nelle insenature rocciose, poi, galleggiano –particolarmente nel primo pomeriggio- strisce di risacca color marrone, dalla provenienza probabilmente fognaria. Sul lato esterno del viale Artale Alagona, tra l’Istituto Nautico e fino al porto di Ognina, i contrasti aumentano. Una macchia di fichi d’India selvatici cresce in mezzo alla plastica intrecciata tra le pale secche, mentre nel tratto sterrato prima degli scogli il terreno è uniformemente sparso di cocci di vetro. Malgrado ciò, la distanza dalla strada fa sì che questo tratto rimanga relativamente pulito. Il suolo vulcanico non si lascia ancora intossicare del tutto: tra le casse frangiflutti che delimitano il Porto Ulisse si può ammirare persino un albero di fico.

Ma resta ancora insoluto il problema della garitta a ridosso del porticciolo, già parte dei bastioni costruiti durante il XVI secolo e analoga a quella presente in Piazza Europa. Seppure non più “abitata”, come era stato segnalato nel 2012, le sue condizioni restano penose: la facciata è stata sporcata con vernice azzurra mentre all’interno, tra le pareti sbrecciate, resta la solita spazzatura. Sul muretto vicino, una delle tante scritte firmate dagli ultras catanesi: spicca perché oltraggia la moglie dell’ispettore Filippo Raciti, ucciso nel 2007. “Stiamo lavorando al problema”, risponde ancora l’assessore D’Agata: “A breve termine, l’iniziativa del 27 Giugno che coinvolgerà l’intera cittadinanza, sul piano pratico e in senso culturale. Vi parteciperanno associazioni di volontari e Protezione Civile, oltre ovviamente ad esponenti della municipalità: il Comune non può certo sottrarsi alla tutela del decoro urbano”. Sembra che anche un gruppo di sommozzatori sia pronto a contribuire con un’azione di pulizia del fondale circostante. Quanto alle scritte oltraggiose, D’Agata è deciso: “Come già accaduto al Parco Gioeni, ci attiveremo perché vengano rapidamente rimosse”.

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