Catania e la caduta del potere - Live Sicilia

Catania e la caduta del potere

Lo scandalo del Calcio Catania è l'ultima puntata di una lunga frana che ha travolto i notabili della città etnea. Da simbolo di efficienza al pantano delle maldicenze.  Ma quanto è grave la situazione all'ombra del Liotru? Qui ne parlano tanti: da Buttafuoco a Enzo Bianco.

C’era una volta la Milano del Sud. La città dinamica, dal piglio imprenditoriale e dalla vivace movida, che contrapponeva la sua immagine moderna a quella stanca e sonnolenta del capoluogo. Era la discussa Catania del boom edilizio e poi quella della vivacità culturale e musicale, la Seattle d’Italia qualcuno la chiamava. Quella città oggi appare travolta dal crollo, uno dopo l’altro, di una serie di simboli, quasi totem, caduti come in un domino irrefrenabile. L’ultimo tassello è quello del calcio e dell’era Pulvirenti. Che aveva visto Catania albergare e con grande dignità nei quartieri alti del calcio. Fino alla retrocessione in Serie B e alla complicata stagione appena conclusa. Su cui adesso gravano ombre dense per via dell’inchiesta che ieri ha travolto il patron rossoazzurro. Ombre che minacciano un futuro nerissimo per il calcio catanese. E questa è solo l’ultima di una lunga serie di cadute che hanno visto franare il sistema di potere alle falde dell’Etna.

Pietrangelo Buttafuoco parla della “impossibilità di essere normali. Una città dove, ancora una volta, gli imprenditori sono di fronte al bivio: o essere ammazzati o finire in galera – commenta lo scrittore -. Non c’è un marchio, non c’è impresa, non c’è ditta ma solo il pubblico impiego e la brulicante economia del sottosviluppo. E poi, certo, tanta retorica”.

“È una manata di fango non solo sulla squadra, ma sulla città”, sintetizza Pippo Baudo, con “sconcerto”. Quella stessa città che ha visto nell’ultimo decennio una lunga scia di declino, in perfetta sintonia con quello della Sicilia. È la città che ha visto il Comune arrivare a un soffio dalla bancarotta, salvato dallo Stato con interventi straordinari. Che ha assistito allo sfumare, o per lo meno al ridimensionamento, del sogno di quella che con una perifrasi suggestiva si era chiamata Etna Valley. Ed è soprattutto la città che negli ultimi anni ha visto tramontare i suoi potentati, vecchi e nuovi.

“Nuovi” come Pulvirenti, che prima ancora che Catania calcio, vuol dire Wind Jet. Il sogno di una compagnia aerea siciliana competitiva a livello europeo. Una favola senza lieto fine, che si è chiusa con la traumatica chiusura della compagnia aerea. Ma i tempi sono duri anche per i potenti più navigati. E il pensiero non può che andare all’editore Mario Ciancio, su cui grava una richiesta di rinvio a giudizio per un’accusa, ovviamente tutta da dimostrare, di concorso esterno in associazione mafiosa. Che è poi, a proposito di potenti o ex potenti, il reato per il quale Raffaele Lombardo, che proprio da Catania costruì la sua inarrestabile ascesa a Palazzo d’Orleans, è stato condannato in primo grado. Una vicenda giudiziaria, quella che ha coinvolto l’ex presidente della Regione, che ha sgretolato in pochi mesi un sistema di potere capillare, che aveva in Catania il suo baricentro.

Quel che resta del potere in salsa catanese vacilla. Non solo Lombardo. La prematura scomparsa di Lino Leanza ha creato un altro vuoto nella politica catanese. E anche le recenti polemiche legate al Cara di Mineo che hanno toccato Giuseppe Castiglione e la clamorosa sconfitta casalinga a Bronte di Pino Firrarello danno l’idea di come i potentati sotto il Vulcano come altrove in Sicilia vivano una crisi profonda.

Da una parte resta un certo sconforto. Come quello che traspare dalle parole di Nico Torrisi, imprenditore, già assessore regionale e presidente regionale di Federalberghi: “Sul Catania, da tifoso abbonato e pagante ho diritto di fischio, ma per ora al fischio preferisco il silenzio. Qui c’è un mix tra truffa sportiva e calcio scommesse secondo le accuse, cose infamanti per questa maglia. Che rispecchiano un periodo lungo che vede in ginocchio la mia città. Ci si augura che si possa rialzare ma basta vedere lo stato di salute dei teatri della città per vedere quale sia la situazione. Io proporrei l’obbligo dell’educazione civica nelle scuole, manca alla cittadinanza. Spero che Catania ritrovi un po’ d’orgoglio”.

Dall’altro canto, però, la caduta di un sistema che ha comunque ingessato le dinamiche cittadine, può forse rappresentare l’occasione per liberare nuove energie. Il sindaco Enzo Bianco la vede così: “Ripongo la massima fiducia della Magistratura e il fatto che queste indagini siano state condotte, sotto la regia del procuratore Salvi, da investigatori catanesi sono il segno che la nostra città non solo possiede gli anticorpi per reagire all’illegalità, ma ha anche grandissime energie che stanno emergendo in maniera chiara. Catania vive un momento di grande rinnovamento e soprattutto di innovazione. Se una Catania lascia la scena – aggiunge il primo cittadino -, un’altra diventa protagonista. La città si muove seguendo nuovi percorsi. Per esempio ha ospitato nello scorso fine settimana la conferenza nazionale sulla mobilità sostenibile dalla quale è nata la Carta di Catania con indicazioni precise sul futuro del Paese. E il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, confrontandosi con il Comune, che ha agito come cabina di regia, ha sciolto tutti i nodi che bloccavano opere importantissime che la città attendeva da tempo: una nuova stazione ferroviaria nell’aeroporto di Fontanarossa e una nuova pista per gli aerei di grandi dimensioni diventando l’hub del turismo del meridione, le nuove strutture antisismiche del Porto, che ha già il medesimo traffico commerciale di quello di Palermo e si appresta a ricevere, il prossimo anno, quasi mezzo milione di crocieristi. Progetti per milioni e milioni di euro che cambieranno in meglio il volto non soltanto del Comune o della città metropolitana, ma quello dell’intero Distretto del Sud-Est, estremamente attrattivo dal punto di vista del Turismo visto che concentra ben cinque siti Unesco”.

Tempi bui dalle parti del Liotru? Non secondo il sindaco: “Tanto altro si sta muovendo a Catania, dove come in Israele le start up pullulano – dice Bianco -. Innovazione è la parola chiave per la nostra zona industriale, che dopo anni d’incuria e di abbandono potrà risorgere puntando sulla tecnologia. La nostra città ha intelligenze di altissimo livello. Non credo sia un caso se in questo momento a Catania si trovano le 350 più brillanti menti della fisica mondiale, riuniti in un convegno triennale che si è svolto dal 2003 a oggi a Mosca, Pechino e Rio De Janeiro. Catania non è affatto in crisi. E’ in movimento”.

 

 

 


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