Dell’inviato Maurizio D’Arrò. Ore 9 del mattino, Santa Venerina, versante sud-est dell’Etna. In uno dei casolari di una fabbrica di fuochi d’artificio nelle campagne della frazione Linera, la “Pirotecnica etnea”, stanno lavorando tre persone per preparare dei fuochi d’artificio. All’improvviso li investe un’esplosione tremenda, un boato avvertito a parecchi chilometri di distanza così forte da far tremare le abitazioni. A perdere la vita sul colpo sono un operaio romeno di 39 anni, Petru Merla, e Giuseppe Adornetto, di 75 anni, di Mascali. Rimane invece ferito Gaetano Spina, di 45 anni, figlio del proprietario dell’azienda, ora ricoverato a Messina con la prognosi riservata in un centro specializzato per le malattie polmonari. Ai soccorritori si presenta una scena terrificante: un morto carbonizzato all’interno del casolare e un altro corpo scaraventato dall’onda d’urto su un albero. Subito intervengono le squadre dei vigili del fuoco che spengono le fiamme utilizzando poca acqua per evitare che la polvere di alluminio all’interno possa innescare nuove deflagrazioni. Una delle prime persone ad arrivare sul posto e a dare l’allarme è il proprietario di un terreno attiguo la fabbrica, che ancora sotto choc ricostruisce quello che ha visto e sentito. “Ero a lavoro nella mia campagna, a circa cento metri dalla struttura – dice – quando ho sentito un botto incredibile. Sembrava fosse scoppiata la guerra, mi sono avvicinato ma non ho avuto il coraggio di entrare dentro. Ho visto una scena terrificante, da film dell’orrore. Lo confesso, ho avuto paura e mi sono subito allontanato per timore di altre esplosioni”. Sul posto arriva anche il sindaco di Santa Venerina, Enrico Pappalardo, che parla dell'”ennesima tragedia del lavoro”.
Conosceva una delle vittime, Giuseppe Adornetto, e il ferito, Gaetano Spina. “E’ un momento di grande dolore per tutti – dice Pappalardo – e l’amministrazione farà la sua parte per quel che le compete”. Mentre ancora i soccorritori stanno raccogliendo ciò che resta delle vittime e i vigili del fuoco compiono accertamenti tecnici per spiegare le cause dell’esplosione arriva il sostituto procuratore della Repubblica di Catania, Vincenzo Serpotta: “E’ stata un’esplosione terribile – spiega al termine di un sopralluogo – lavoreremo per accertare cosa sia accaduto. Ancora non è chiara la dinamica dell’accaduto compieremo gli accertamenti necessari, su tutti i fronti, anche sulle norme di sicurezza e sulle autorizzazioni amministrative”. Intanto il magistrato ha aperto un fascicolo, senza indagati, per duplice omicidio e lesioni gravi colposi, e disposto il sequestro cautelativo dell’intera area. La tragedia di Santa Venerina ricorda quella avvenuta 13 anni fa a Nicolosi, in contrada Montepeluso, dove rimase ucciso il proprietario di una fabbrica, Maurizio Viola, di 36 anni, sposato e con un figlio di 10 anni, che era subentrato al padre nella gestione dell’ azienda; e due suoi dipendenti: Salvatore Costantino, di 65 anni, e Gaetano Fichera, di 25. Il 1998 fu un anno orribile per questo tipo di incidenti sul lavoro in Sicilia, facendo registrare nove vittime in tre mesi. Il 17 luglio successivo quattro persone morirono in contrada Caizza di Canicattì, nell’Agrigentino: Antonino Di Naro, 49 anni, la moglie Santa Tomaselli, 39 anni, e i nipoti Vincenzo e Domenico Di Naro, di 18 e 24 anni. Il giorno dopo a Corleone nell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio persero la vita altre due persone: Antonino Ruffino, di 47 anni, proprietario dell’azienda, e il nipote Paolo Ruffino, di 24.
(FONTE ANSA)