Catania, Ferraù risponde a Russo Morosoli: "Il club non è una lavatrice" - Live Sicilia

Catania, Ferraù risponde a Russo Morosoli: “Il club non è una lavatrice”

Il presidente di Sigi replica al patron di Funivia dell'Etna

“Resto sbigottito nel leggere, su vari canali social, l’intervento di un rampollo catanese, figlio di imprenditori locali. Resto perplesso nell’apprendere che il suddetto era intenzionato a investire ben 14 milioni di euro nel nostro amato Catania e che io, nella veste di presidente di Sigi, sarei rimasto indifferente di fronte a tale proposta”. Lo dichiara l’avvocato Giovanni Ferraù in una lettera inviata al quotidiano La Sicilia in risposta al comunicato di Francesco Russo Morosoli. L’imprenditore di Funivia dell’Etna, a processo per fatti di corruzione, questa mattina aveva fatto sapere di essere intenzionato a investire nel Calcio Catania e a partecipare all’asta del prossimo 4 marzo, se accompagnato, però, da altri colleghi coraggiosi.

Nel suo messaggio, Russo Morosoli aveva fatto riferimento con “rammarico” al diniego avuto da Sigi a luglio 2020, quando lui aveva chiesto di potere acquistare il 51 per cento della società. Adesso Ferraù replica con durezza: “Mi viene subito da pensare, con i Maneskin, che la gente parla, parla ma non sa di che cosa parla”. E aggiunge: “In effetti, ricordo bene di un incontro con il soggetto in questione, tenutosi nel luglio 2020 in un piccolo bar di periferia“.

Il ricordo di Ferraù continua e, con esso, il lancio di stracci. “Ricordo bene che (Russo Morosoli, ndr) mi disse che non aveva mai seguito il Catania, che non gli piaceva il calcio, ma che avrebbe voluto investire quattro milioni (non 14 e neanche 40) per ripulire la sua immagine macchiata, a suo dire, da un importante processo penale per un reato di inaudita gravità“. Il procedimento penale al quale Ferraù fa riferimento è quello denominato Aetna, partito a marzo 2021: Russo Morosoli, secondo l’accusa, avrebbe corrotto dipendenti pubblici infedeli per pilotare le gare d’appalto per le escursioni sul versante Nord dell’Etna e garantirsi il monopolio del turismo sul vulcano.

“La superiore motivazione – continua il presidente della società – mi lasciò molto perplesso. Il Catania non era una lavatrice che puliva l’immagine, il Catania è molto di più”. Per questo l’avvocato spiega di avere rifiutato l’offerta d’accordo con il consiglio di amministrazione di Sigi. “Immagino comunque – conclude Giovanni Ferraù – che chi parla vorrà anche agire. Il 4 marzo costui avrà la possibilità di non pulirsi la sua immagine, a quello ci penserà la giustizia, ma di sostenere concretamente, con i fatti e non con le chiacchiere, il rilancio del Calcio Catania”. E chiude: “Speriamo bene”.

La versione di Russo Morosoli, affidata a una nota nella mattinata di oggi, parlava di un budget di 14 milioni di euro, “solo uno in meno della cordata dei quattro imprenditori portati da Tacopina“. Il patron della Funivia, inoltre, raccontava di un’occasione sfumata il 7 febbraio: ci sarebbe stato un gruppo milanese intenzionato a lavorare con lui per presentare un’offerta alla prima asta utile, quella dell’11 febbraio, poi andata deserta. I milanesi si sarebbero tirati indietro all’ultimo minuto, impedendogli di avere il tempo per riorganizzarsi. Anche adesso, insisteva Morosoli, il tempo è poco e i soldi necessari sono tanti. “Non sarebbe serio da parte mia comprare da solo il Catania – diceva – Per tale ragione chiamo a raccolta le forze produttive della città. Cerco imprenditori forti, decisi, felici di esserci”


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