CATANIA – L’8 agosto 2020 Catania è piombata negli anni 90. Morti ammazzati e feriti sull’asfalto. Viale Grimaldi 18 si è trasformata in un girone infernale. Due anni fa è esplosa dalle ceneri la guerra di mafia tra Cappello e Cursoti Milanesi. Ad avere la peggio sono stati i primi con due vittime: Luciano D’Alessandro, 48 anni, ed Enzo Scalia ‘negativa’, 29enne. Questa sera è arrivata la sentenza della gup Maria Ivana Cardillo per il troncone del processo abbreviato che vede imputati gli esponenti dei Cappello che hanno partecipato al conflitto armato. Le pene sono pesantissime: dai 17 a Massimiliano Cappello ai 10 anni di Concetto Bertucci, che per salvarsi dalle pallottole ha fatto finta di essere morto mentre era sotto il cadavere di D’Alessandro. Ci sono stati anche due assoluzioni.
Massimiliano Cappello sarebbe stato accompagnato dal pentito Carmelo Liistro (sentito nel processo) in quell’appuntamento con le armi. Un carosello di scooter è partito alla volta di Librino, in quelle curve del viale Grimaldi dove abitano i Sanfilippo, ex zoccolo duro dei Cursoti Milanesi. Tutto è scaturito per un pestaggio a Gaetano Nobile da parte del boss del Viale Carmelo ‘pasta ca sassa Di Stefano (che sta affrontando il dibattimento davanti alla Corte d’Assise assieme agli altri ‘Milanesi’). Quel gesto di violenza secondo Salvuccio jr Lombardo e Rocco Ferrara (vertici dei Cappello) andava chiarito. Ma nella mafia i chiarimenti finiscono nel sangue. E così, infatti, è stato. I carabinieri sono riusciti a ricostruire i passi salienti del duplice omicidio grazie a una delicata inchiesta denominata Centauri, coordinata dal pm Alessandro Sorrentino e il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, confluita in un processo che si è diviso in due tronconi. Oggi si è concluso il giudizio abbreviato che ha visto alla sbarra i Cappello accusati di due tentati omicidi. Davanti alla Corte d’Assise è nel pieno del dibattimento il filone ordinario per i Cursoti-Milanesi. Le indagini sono state blindate anche dalle dichiarazioni di alcuni dei protagonisti come i fratelli Martino e Michael Sanfilippo, diventati collaboratori di giustizia (a cui si è aggiunto anche il fratello Ninni).
La gup ha letto il dispositivo con le condanne inflitte: Massimiliano Cappello, 17 anni, Rocco Ferrara 16 anni e 8 mesi, Luciano Guzzardi 16 anni, Salvuccio Lombardo jr 15 anni, 9 mesi e 10 giorni, Gaetano Ferrara 15 anni e 4 mesi, Santo Antonio Lorenzo Guzzardi, 15 anni e 4 mesi, Gaetano Nobile, 15 anni 1 mese e 10 giorni di reclusione, Rinaldo Puglisi 14 anni e 8 mesi, Riccardo Pedicone 14 anni, 3 mesi e 10 giorni, Luciano Tudisco 14 anni, Sebastiano Cavallaro, 13 anni 6 mesi e 20 giorni, Renzo Cristaudo, 13 anni 6 mesi e 20 giorni, Concetto Alessio Bertucci (collaboratore)10 anni. Assolti Mario Bonaventura e Giuseppe Romano per “non aver commesso il fatto”.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. Ma sicuramente le difese saranno pronte a impugnare il verdetto. Si chiude insomma solo il primo capitolo processuale, ma l’epilogo giudiziario non è ancora arrivato.